Fabrizio Pasini, l’assassino di Manuela Bailo, è stato condannato a soli 16 anni di carcere perché non è stata riconosciuta la premeditazione del delitto. La ragazza, sgozzata, messa nei sacchi della spazzatura e gettata in una vasca di liquami, aveva 32 anni quando aveva conosciuto l’uomo, 15 anni più grande di lei. Lui era sposato, ma aveva altre relazioni extraconiugali. Eppure, prendeva in giro la donna, parlando di figli con lei nelle chat telefoniche e sottolineava la possibilità per loro come coppia di diventare genitori. Pasini uccise nell’estate del 2018 la collega e amante: quella relazione era diventata troppo ingombrante, quindi doveva eliminarla. Dopo l’omicidio, il 49enne nascose il corpo in un fondo agricolo ad Azzanello, nel Cremonese. Poi, per avere un alibi, partì per la Sardegna con la moglie e i due figli, ma i carabinieri lo fermarono di ritorno dalle ferie ad Alghero, dopo un mese in cui aveva negato di sapere che fine avesse fatto Manuela Bailo, scomparsta da settimane.
FABRIZIO PASINI, LA FAMIGLIA DI MANUELA NON SI RASSEGNA: “SPERIAMO NELL’APPELLO”
“Questa sentenza non ci ripaga, la punizione non ci soddisfa – ha dichiarato Arianna, sorella di Manuela Bailo a ‘La Vita in Diretta’ –. Speriamo che il pm ricorra in appello, perché secondo noi ci sono i motivi per riconoscere la premeditazione“. La giovane, dopo avere ricordato con grande commozione il rapporto che la legava alla sorella maggiore, ha sottolineato come quest’ultima non si considerasse soltanto l’amante di Fabrizio Pasini: per lei era un vero e proprio compagno, in quanto già nel 2017 si era separato dalla moglie per un mese e negli ultimi tempi le aveva manifestato la volontà di farle conoscere i suoi figli e di volere un bambino da lei. Secondo la criminologa Roberta Bruzzone, quello dell’omicida è il profilo tipico di un soggetto “immaturo, dai tratti narcisistici e manipolatore. Le illusioni e le bugie servivano a tenere Manuela sotto controllo e una persona come lui vivrà sempre in un mondo di fandonie”. La speranza dei familiari della vittima è che ora, in appello, qualcosa cambi e che questo venga fissato in tempi brevi, possibilmente entro la fine del 2020.