La morte di Manuela Murgia per la famiglia non fu dovuta a un suicidio. La vicenda della 16enne trovata senza vita nel 1995 nella gola di Tuvixeddu, a Cagliari, presenta ancora molti nodi irrisolti e i parenti si avvalgono di un team di esperti per riaprire il caso. Secondo il loro punto di vista, sarebbe stata uccisa e molti elementi non quadrano nel mosaico della storia.



La ragazza uscì di casa in una giornata di febbraio per incontrare qualcuno e non fece più ritorno. Le sorelle chiedono a gran voce che le indagini ripartano, convinte che ci sia un assassino a piede libero. “Non si può morire così, era una bambina, vogliamo giustizia“, hanno dichiarato nel corso di una recente fiaccolata in sua memoria nel cuore del capoluogo sardo. Intorno al decesso di Manuela Murgia, per i familiari, insisterebbero molte incongruenze da risolvere a partire dalle lesioni riscontrate sul corpo e ritenute dai consulenti di parte incompatibili con un gesto volontario.



I punti oscuri nel giallo della 16enne

Secondo la famiglia di Manuela Murgia, le nuove tecnologie a disposizione degli inquirenti oggi potrebbero restituire la verità sulla morte della 16enne e sciogliere, una volta per tutte, i pesantissimi interrogativi che gravitano da quasi tre decenni intorno al cold case. Il giorno della scomparsa (il corpo fu ritrovato il giorno seguente), il 5 febbraio, indossava il pigiama sotto i jeans e sul tavolo avrebbe lasciato un profumo e un rossetto. Un testimone avrebbe raccontato di averla vista per strada intenta a pulirsi le scarpe, prima di salire su un’auto e sparire.



29 anni dopo quel giorno, il mistero sulla sua sorte resta fitto nonostante il caso sia stato archiviato come suicidio nel 1997. Secondo le indagini dell’epoca non sarebbero emersi elementi utili a capire l’esatta dinamica pur non potendosi comunque escludere lo scenario di un incidente, di un dolo di terzi o addirittura, ricostruisce Ansa, un “investimento stradale colposo con successivo occultamento del cadavere“. Le lesioni riscontrate, secondo la famiglia, non possono essere spiegate con il quadro di una caduta seppur da un’altezza importante come quella della gola di Tuvixeddu. Alcuni segni “puntiformi” sulla schiena, inoltre, non sarebbero compatibili con le condizioni dei vestiti al momento del ritrovamento del cadavere. Qualcuno la chiamò – ha dichiarato una sorella a Videolina , perché Manu quella mattina ricevette una telefonata, magari con l’inganno, forse con la scusa di vedersi per pochi minuti, tant’è che lei si lasciò, sotto il jeans che usò per uscire, i pantaloni che usava a casa“.