Quando la sera del 22 maggio 1873, all’età di 88 anni, lascia la vita terrena, Alessandro Manzoni è una star, una gloria nazionale, amato e stimato da tutti, soprattutto dai suoi concittadini milanesi che lo chiamavano con affetto don Lisander. Se lo incontravano per strada lo salutavano con deferenza, mettendolo un po’ in imbarazzo. Per le esequie gli vengono tributate solenni onoranze alla presenza del principe ereditario, il futuro re Umberto I di Savoia: il corteo funebre attraversa la metropoli lombarda tra due ali di folla, enorme è la partecipazione popolare. A un anno dalla scomparsa Giuseppe Verdi gli dedicherà una Messa da requiem, eseguita prima nella Chiesa di San Marco e poi replicata alla Scala. Una fama e un appeal che dopo la morte hanno accompagnato Manzoni senza interruzione per un secolo e mezzo, grazie soprattutto al successo della sua opera più celebre, I promessi sposi. Il romanzo storico più importante della letteratura italiana continua a far parte dei programmi scolastici delle superiori, ma in realtà è ormai giudicato da gran parte dei ragazzi – e spesso dagli stessi insegnanti – sempre meno interessante, perché espressione di una visione del mondo e di valori ritenuti superati. Insomma, niente like per don Lisander.
Se oggi la storia d’amore e di fede di Renzo e Lucia rischia l’oblio, per molti decenni non è stato così, al punto che alla sua uscita ebbe una fortuna immediata. Con l’autore ancora vivo sarà tradotta in quindici lingue e dall’Europa, zona di massima diffusione, arrivò presto negli Stati Uniti, per poi essere conosciuta in tutto il mondo.
Tuttavia mai opera ebbe una genesi più complessa. In vent’anni, tra il 1821 e il 1840, ne furono redatte ben tre versioni. Quella definitiva venne pubblicata a dispense. Poi con il passare del tempo il romanzo entrò nella cultura popolare e nel costume, con numerose riduzioni teatrali, cinematografiche, televisive, e fece la comparsa pure nelle raccolte di figurine e negli albi a fumetti, come le arruffate e improbabili parodie disneyane destinate ai più piccoli: nel 1976 I Promessi Paperi e nel 1989 I Promessi Topi. Nel 1994 uscì una versione a fumetti decisamente più seria e fedele, come allegato di un settimanale per ragazzi edito da una casa editrice cattolica. Presentava la vicenda come “un giallo del Seicento”, con i personaggi caratterizzati dalle stesse parole di Manzoni: don Abbondio “non era nato con un cuor di leone”, Renzo era “un giovane pacifico alieno dal sangue”, il cardinale Federigo Borromeo “uno degli uomini rari in qualunque tempo”, e così via.
Ai giorni nostri, nell’epoca dei social e della superficialità eretta a sistema, dove non sembra esserci più posto per maestri veri e per un’educazione alla vita che passa anche dalla lettura dei classici, una piccola ma coraggiosa casa editrice tenta la scommessa di avvicinare il capolavoro manzoniano a un pubblico baby. E, in tempi di dilagante cancel culture, lo fa senza censurare nulla ma anzi valorizzando il significato più autentico e profondo della storia, grazie a un simpatico gioco e a un “racconto” del romanzo di facile approccio che si avvale di immagini di grande qualità. Gestita vicino a Milano da un team di suore polacche da anni in Italia e preoccupate di unire in modo efficace evangelizzazione e comunicazione, la casa editrice si chiama Mimep Docete. L’acronimo della prima parte del nome riprende il versetto evangelico Misit Me Evangelizare Pauperibus (Lc 4,18), cioè “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”.
Un’attenzione evangelizzatrice pienamente espressa nei due strumenti pedagogici proposti per i 150 anni della morte di Manzoni. In particolare I promessi sposi per immagini (a cura di Angelo Zamboni e con i disegni di Michael Grieco) è un primo accorto approccio al romanzo, che unisce vivaci e accattivanti illustrazioni a un brano del testo manzoniano riferibile all’episodio o al personaggio raffigurato. Così il lettore in erba, pur non avendo la piena padronanza della storia, può comunque coglierne il corretto fluire. In attesa, crescendo, di una lettura integrale. Sintetici commenti, intitolati “Leggendo tra le righe”, evidenziano pagina dopo pagina i necessari approfondimenti e chiariscono le considerazioni che l’autore semina sottotraccia come spunti lungo tutto il testo, con l’intento di rendere esplicita la visione cristiana e la grande umanità di cui è intessuto l’intero svolgersi dei fatti raccontati. In appendice al volume il riassunto del romanzo, arricchito dalle stampe originali di Francesco Gonin.
Sicuramente adatto a un pubblico di ragazzi, ma in realtà fruibile da un target più ampio, che va dai 10 ai 99 anni (e oltre), Renzo e Lucia i Promessi sposi. Una storia guidata dalla Divina Provvidenza costituisce un’interessante novità nel panorama dei giochi da tavolo. Ci si diverte e si impara, si gioca e si legge, si vince e si perde ma tutti i giocatori escono arricchiti da ogni partita. La scatola contiene un tabellone con 42 caselle, 42 carte-domanda sul romanzo (tipo “In quale lago si svolge la storia?”, oppure “Che cosa promette Lucia alla Madonna nella sua disperazione?”), 12 carte Provvidenza, un libretto con il regolamento e pagine scelte, 4 segnaposto (i giocatori possono essere da 2 a 4) e un dado. Non diciamo di più per non togliere la sorpresa.
La Mimep Docete non è nuova nel creare giochi che uniscono il divertimento alla conoscenza di tematiche storico-letterarie-religiose, avendo già in catalogo prodotti legati alla vita di San Francesco, ai santuari mariani e alla Commedia dantesca. Piacerà anche la storia di Renzo e Lucia? Ai giocatori l’ardua sentenza.
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