Scatta l’emergenza caldo in tutta l’area del Mediterraneo, le temperature del mare hanno raggiunto livelli record toccando i 32 gradi proprio nell’area italiana del Tirreno, come sostengono gli esperti, il clima marino influenza anche il surriscaldamento della Terra mettendo in serio rischio tutto l’ecosistema. Il quotidiano francese La Croix pubblica un approfondimento con l’analisi di alcuni scienziati che lanciano un allarme “a questi livelli di surriscaldamento il 20% dei pesci scomparirà antro il 2060“.



Questo perchè la maggior parte delle specie, soprattutto quelle che vivono vicino alla costa, non si sono mai adattate al cambiamento e già soffrono a causa dell’innalzamento dei gradi, presto quindi potrebbero non farcela più e iniziare a morire senza più avere le condizioni necessarie per la riproduzione e la sopravvivenza. E l’emergenza non riguarda solo i pesci e crostacei, ma anche altre forme di vita come le spugne naturali e i coralli, tra i quali in particolar modo sarebbero più minacciati: il 69% delle gorgonie rosse, colpito dall’episodio di mortalità di massa dell’estate 2022 a profondità inferiori ai quaranta metri, così come il 43% delle colonie di corallo rosso.



Mar Mediterraneo sempre più caldo, nasce il progetto per salvare la biodiversità

Era iniziata già tra il 2015 ed il 2019, l’ondata di caldo anomalo che minacciava l’ecosistema del Mar Mediterraneo, ora con le temperature record, tra le più alte mai registrate, si sta verificando un fenomeno senza precedenti. Da una parte la scomparsa graduale di molti pesci e coralli, dall’altra la proliferazione di razze tropicali considerate invasive che potrebbero accelerare così la morte di alcuni animali tipici dell‘habitat marino mediterraneo.

Il biologo Tristan Estaque spiega al quotidiano La Croix che sono in corso studi ed esperimenti condotti nell’ambito di un progetto per favorire l’integrazione tra specie diverse, e cioè ripiantare ad esempio i coralli più fragili accanto a quelli resistenti in modo da favorire un’adattabilità. Il problema però è che data la vastità della biodiversità, salvare tutti gli esemplari a rischio estinzione, costerebbe sicuramente troppo in termini di tempo e fondi necessari.