Vincenzo Milione, noto Luca, e Cosimo Esposito sono i due uomini indagati per omicidio e occultamento di cadavere nell’ambito della complessa inchiesta sulla scomparsa della 51enne Mara Favro in Val di Susa. La donna è sparita misteriosamente la notte tra il 7 e l’8 marzo scorsi, dopo un turno di lavoro in una pizzeria di Chiomonte gestita proprio da Milione. L’uomo, datore di lavoro di Mara Favro, ha fornito una versione diversa sulla sera della sparizione rispetto a quanto raccontato dal suo dipendente Esposito, pizzaiolo in servizio nel locale fino a quel periodo, e le contraddizioni tra i due racconti avrebbero spinto gli inquirenti ad approfondire la loro posizione.



L’indagine sulla vicenda ha registrato un’importante accelerazione con la decisione di procedere ad accertamenti tecnici irripetibili sull’auto che potrebbe custodire la chiave del giallo, la Punto rossa indicata da Milione come in uso a Esposito quella notte e sulla quale, sempre secondo il suo racconto, sarebbe salita Mara Favro per un passaggio verso casa, in direzione di Susa. Il collega di Mara Favro, però, ha sempre negato di aver avuto il mezzo e sostiene di non avere neppure la patente. Il giallo torna a Chi l’ha visto? con una nuova serie di documenti e testimonianze inediti.



Scomparsa di Mara Favro: cosa cercano gli inquirenti nella Punto rossa

Le indagini sulla sparizione di Mara Favro proseguono quindi alla ricerca di eventuali elementi riconducibili alla 51enne all’interno del veicolo in questione, una Punto rossa che Vincenzo Milione dice sia stata prestata da qualcuno al pizzaiolo Cosimo Esposito e con la quale, quella sera di marzo, il suo ex dipendente avrebbe accompagnato Mara Favro verso casa. Con il rischio incombente che le temperature estive possano compromettere tutto, deteriorando tracce potenzialmente decisive, gl inquirenti avrebbero deciso di svolgere gli accertamenti nel minor tempo possibile.



Lo riporta Il Corriere della Sera, secondo cui le operazioni, repertazione e analisi tecnicamente di natura urgente, cominceranno a breve, il 12 luglio, su disposizione della Procura di Torino che ha conferito incarico ai carabinieri del Ris. 60 giorni di tempo, questo il termine fissato per le attività in mano ai militari, e si potranno avere gli esiti dei rilievi per capire se davvero, dentro quella macchina finita al centro dell’enigma di Mara Favro, ci siano sangue o saliva, materiale biologico che potrebbe portare alla svolta con l’individuazione di Dna utili all’inchiesta. In sostanza, quello che gli investigatori cercano è un indizio, o più indizi, sui due attuali indagati e sulla donna scomparsa.

Scomparsa di Mara Favro, si cercano anche impronte digitali

Le operazioni del Ris sul veicolo serviranno ad accertare anche l’eventuale presenza di impronte digitali dei principali protagonisti di questo giallo. Elementi che, se trovati, potrebbero rivelarsi determinanti nella ricostruzione dei fatti che hanno preceduto la scomparsa di Mara Favro e non solo.

Se all’interno del veicolo verranno repertate tracce dei due indagati Vincenzo Milione, gestore della pizzeria di Chiomonte dove la donna lavorava fino al momento della sparizione, e Cosimo Esposito, pizzaiolo che avrebbe lasciato il lavoro nell’immediatezza della sparizione, dopo essersi licenziato, il quadro sul tavolo di chi indaga potrebbe cambiare sensibilmente e le loro posizioni potrebbero aggravarsi. I due hanno reso dichiarazioni contrastanti anche davanti alle telecamere di Chi l’ha visto? ed è su questa “frattura” tra le versioni che si insinua una parte importante delle attenzioni investigative.