MARA FAVRO, VERSIONI DIFFERENTI SULLA SCOMPARSA…

Ci sono forse passi avanti nell’inchiesta sulla scomparsa di Mara Favro, due persone sono indagata per omicidio: si tratta del proprietario della pizzeria dove lavorava la cameriera di Susa e il pizzaiolo. La procura di Torino ha iscritto nel registro degli indagati i loro nomi, sospettando che siano coinvolti nel giallo della sparizione della donna, di cui non si hanno più notizie da quando aveva terminato il suo turno alla pizzeria di Chiomonte la notte tra il 7 e 8 marzo scorso. La procura ha affidato ai carabinieri il compito di eseguire gli accertamenti irripetibili sull’auto del pizzaiolo, che era stata rimossa e sequestrata in quanto priva di assicurazione.



Il gestore del locale Vincenzo Milione e il pizzaiolo Cosimo Esposito hanno fornito due versioni differenti sulle ultime ore che hanno preceduto la scomparsa di Mara Favro: il primo sostiene che la cameriera fosse tornata a Susa accompagnata dal pizzaiolo, invece quest’ultimo in diverse interviste ha dichiarato di non avere la patente e che la donna lo aveva accompagnato fino al semaforo poco prima di Susa e che gli aveva riferito che aveva un appuntamento.



MARA FAVRO, SVOLTA NELL’INCHIESTA DOPO ESPOSTI DELLA FAMIGLIA

La famiglia di Mara Favro, i suoi amici e i vicini di casa ritengono che la cameriera non si sarebbe mai allontanata volontariamente per l’amore della figlia di 9 anni. A dare una svolta alle indagini per omicidio e occultamento di cadavere è stato il fratello di Mara, Fabrizio Favro, assistito dall’avvocato Roberto Saraniti, tramite cui aveva mandato due esposti alla procura di Torino. Nel secondo, quello risultato decisivo, ipotizzava che la sorella fosse stata uccisa e che il presunto omicidio potesse essere legato al posto di lavoro, la pizzeria dove aveva lavorato come cameriera per 8 giorni.



Stando a quanto riportato dalla Stampa, il gestore del locale ha vari precedenti penali, come sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e spaccio di droga, reati commessi tra Piemonte e Sardegna negli ultimi due decenni. L’ultima condanna a 10 anni è stata scontata, ma Milione è ancora sottoposto alla sorveglianza speciale. L’avvocato Roberto Saraniti, che assiste la famiglia della cameriera, commenta la notizia dei due indagati precisando che non puntano il dito contro nessuno, ma ritengono «positivo» che venga seguita la loro ipotesi iniziale, cioè che non si tratti di scomparsa volontaria.