È morta nella notte tra ieri ed oggi – lunedì 9 settembre 2024 – Mara Malavenda, ex operaia dello stabilimento dell’allora Fiat di Pomigliano D’Arco che nel corso della sua lunga vita si è sempre battuta per i diritti di lavoratori e – soprattutto – lavoratrici arrivando anche a fondare uno dei più importanti sindacati di base attivi ancora oggi: a dare il triste annuncio del decesso è stato Vittorio Granillo che dopo l’abbandono dell’ex parlamentare del sindacato da lei fondato, ha preso il suo posto occupando ancora oggi il ruolo di segretario nazionale.



Non sono state diffuse le cause della morte di Mara Malavenda e sappiamo solamente che aveva 79 anni e si trovava all’interno della sua abitazione a Bagnoli (nel napoletano), così come non risulta neppure – ma va detto che dal punto di vista privato ha sempre vissuto ben lontana dai riflettori mediatici – che fosse sposata o avesse figli; mentre dopo l’annuncio tutti i colleghi sindacalisti (anche di sigle distanti dalla sua) si sono stretti nel cordoglio per la dipartita di una delle donne che hanno contribuito a cambiare il nostro bel paese.



Chi era Mara Malavenda: dalla Fiat al Parlamento, fino alla fondazione della Slai Cobas

Su chi fosse Mara Malavenda a parlare sono gli importanti risultati ottenuti nel corso della sua vita, ma partendo dal principio è importante ricordare che di lei si parla già dal 1996 quando – precisamente il 21 aprile – abbandonò lo stabilimento Fiat di Pomigliano per prendere parte alle file parlamentari di Rifondazione Comunista: una parentesi durata solamente una manciata di giorni perché il 15 maggio dello stesso anno venne espulsa dal partito per non aver riconosciuto la fiducia all’allora neonato governo Prodi al suo primissimo approdo parlamentare.



Da quel momento Mara Malavenda decise di fare della lotta sindacale la sua ragione di vita e – mentre prese parte al gruppo misto dei parlamentari – fondò e divenne leader dei Cobas per l’Autorganizzazione, tornando anche nella sua bella Napoli: da lì si fece portatrice delle istanze di un’intera classe operaia quasi completamente ignorata e promosse alcune importanti mobilitazioni che la portarono – tra le altre cose – a guidare l’occupazione pacifica dell’ufficio del presidente del Consiglio nel 1996.

Dopo un doppio fallimento elettorale – prima alle Europee del 1999 e poi alle regionali campane l’anno successivo – Mara Malavenda decise di tornare all’interno degli uffici dello stabilimento napoletano della Fiat; mentre ancora oggi detiene il record assoluto di emendamenti al fine ostruzionistico con circa 170mila presentati nel 1998 e altri 130mila l’anno successivo.