Ieri è arrivata la sentenza che scagiona Diego Armando Maradona dall’accusa di evasione fiscale. Il fuoriclasse argentino, scomparso a fine novembre, come sancito dalla Costituzione avrebbe avuto diritto al condono del quale ha beneficiato il Calcio Napoli. Si è concluso così uno scontro che andava avanti da quasi venti anni e relativo al pagamento degli stipendi ad altri ex campioni azzurri, Alemao e Careca: Maradona avrebbe potuto intervenire nel giudizio alla commissione tributaria centrale.
Come riportato da La Gazzetta dello Sport, nell’ordinanza viene sottolineato: «Se si negasse a Maradona la possibilità di intervenire nel giudizio dinanzi alla commissione tributaria centrale, per beneficiare del condono cui ha beneficiato la Società, vi sarebbe una palese assenza di tutela effettiva del contribuente, che non avrebbe alcuna altra possibilità di far valere le proprie ragioni in altra sede, con il verificarsi di una vera e propria denegata giustizia». Ricordiamo che al Pibe de Oro non furono mai notificati gli atti del fisco – non era più in Italia – e c’è di più: ora gli eredi dell’argentino potrebbero fare causa allo Stato.
MARADONA NON ERA UN EVASORE: LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Grande soddisfazione per l’avvocato di Diego Armando Maradona, Angelo Pisani, che ha ricordato come l’ex Napoli abbia ottenuto giustizia dopo 30 anni e dopo la sua morte: «Peccato non poter condividere con il campione argentino scomparso questa notizia. Una sentenza che, finalmente, restituisce onore e dignità a Diego, il quale mai più potrà essere etichettato come evasore fiscale. Sicuramente se la starà ridendo lassù, perché ancora una volta ha combattuto e vinto per la verità». Sulla sentenza della Cassazione si è espresso così il giornalista Marco Bellinazzo: «La Cassazione (ordinanza n. 6854) nel 2021 accoglie in parte il ricorso di Maradona nella vicenda dei pagamenti in nero all’estero effettuati dal Napoli ed estende il condono ottenuto da Alemao e Careca. Una vicenda che si sarebbe potuta risolvere nel 2013…».