Diego Maradona è stato ucciso da un cocktail di psicofarmaci? Si starebbe facendo largo questa ipotesi dopo il sequestro della documentazione medica della dottoressa Agustina Cosachov. È la seconda indagata per omicidio colposo dopo il dottor Leopoldo Luque, neurochirurgo che operò al cervello el Pibe de Oro occupando poi del coordinamento delle terapie domiciliari. Il pool di magistrati, che ha sequestrato anche le cartelle cliniche e le ricette dello studio, sono risaliti al percorso terapeutico seguito da Maradona. Secondo quanto riportato da Repubblica, assumeva due antiepilettici (Gabapertin e Levetiracetam), un antipsicotico (Lurasidone), un farmaco antagonista degli oppiodi, un inibitore del desiderio dell’alcol (Naltrexone), una medicina per la schizofrenia e il disturbo bipolare (Quetiapina) e un antidepressivo (Venlafaxina). Per il giornalista Maurizio Crosetti si tratta di «una terapia per un malato psichico grave, ai limiti del ricovero coatto». Un cocktail di farmaci forse troppo pesante per un paziente affetto da diverse patologie.
MARADONA E IL GIALLO DELLA SUA MORTE
Diego Maradona era cardiopatico, inoltre soffriva di ipertensione arteriosa, ma aveva pure una miocardite dilatativa, aritmia e tachicardia, un edema polmonare ed era stato operato per un ematoma subdurale al cervello. A ciò si aggiunge il fatto che in passato aveva fatto a lungo consumo di alcol e droghe, forse non aveva mai smesso, riporta Repubblica, secondo cui i giudici chiederanno ai periti di stabilire se Maradona sia morto a causa dei possibili effetti collaterali di questi farmaci. Il sospetto è che per l’idolo di Napoli (e di tutti gli appassionati di calcio) ci sia stato un problema nella conduzione elettrica del cuore. A tal proposito nella casa non c’era un defibrillatore che forse avrebbe potuto salvare Maradona. L’autopsia, i rilievi sui tessuti e gli esami tossicologici faranno chiarezza. Ma siamo solo alla fase istruttoria di una vicenda giudiziaria destinata a protrarsi a lungo.