È MORTO L’ANTROPOLOGO FRANCESE MARC AUGÉ
Il grande filosofo, antropologo e scrittore francese Marc Augé è morto oggi all’età di 87 anni: l’annuncio viene dato in Italia dal Comitato scientifico del FestivalFilosofia di cui faceva parte dal 2009: «Con Augé se ne va un amico e un maestro che ha dato al festivalfilosofia e al suo pubblico», scrivono in una nota gli organizzatori. Augé ha dato a tanti pubblici sparsi in tutto il mondo «alcuni insegnamenti dai quali non si torna indietro, come l’idea che le nostre pratiche culturali siano immerse in sistemi simbolici che è indispensabile studiare con gli strumenti dell’antropologia».
Ed è proprio in questa disciplina, conclude il Festival, che l’autore morto oggi ha praticato grandi studi specie sul tema Africa: «ha praticato anche rivolgendo quel particolare tipo di sguardo alle nostre società, nella convinzione che, per essere intelligibili, i processi culturali implichino che nella loro analisi ci rendiamo ‘stranieri a noi stessi’». Tra le tante opere anche recenti prodotte dal pensatore originario di Poitiers segnaliamo Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernita’ (Milano 1993); Tra i confini. Citta’, luoghi, interazioni (Milano 2007); L’antropologo e il mondo globale (Milano 2014); Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Milano 2014); Fiducia in sé, fiducia nell’altro, fiducia nel futuro (Roccafranca 2014); Un altro mondo é possibile (Torino 2017); Sulla gratuita’. Per il gusto di farlo! (Milano 2018); Chi é dunque l’altro? (Milano 2019); Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente (Milano 2019).
AUGÉ, ECCO CHI ERA LO STUDIOSO DEI “NON LUOGHI”
Già direttore degli studi presso l’Ecole des Hautes études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, Marc Augé ha contribuito a lungo allo sviluppo delle discipline africanistiche di cui ha elaborato una antropologia dei mondi contemporanei «attenta alla dimensione rituale del quotidiano e della modernità», rileva l’AGI nel ricordare il grande autore morto oggi in Francia. Lunghi periodi di studi e osservazione sono stati pratichi da Augé in Africa (Togo e Costa d’Avorio le due mete preferite) e America Latina: solo in tarda età si è poi concentrato sulla società contemporanea metropolitana, affascinato dai temi della globalizzazione e delle società multietniche.
È però studiando l’antropologia delle persone e delle etnie sparse nel mondo e in Occidente che Augé riflette anche sull’incremento esponenziale della “solitudine”, nonostante l’epoca di moltiplicazione dei mezzi di comunicazione. In una bella intervista rilasciata dal filosofo francese a “Vita” nel gennaio 2015 viene spiegato nel dettaglio la sua teoria più celebre, ovvero quella dei “non luoghi”: «se l’uomo vive di relazioni, gli spazi come stazioni, aeroporti, centri commerciali sono “non luoghi” in cui l’individuo è privato della sua identità». Oggigiorno, raccontava ancora Augé, si comunica molto: «Abbiamo sms, internet, social, ma la scrittura riflessiva, una scrittura che si prenda il proprio tempo è qualcosa di ben diverso da questa comunicazione: è qualcosa che dà inizio a un autentico scambio. E poco importa se non c’è dialogo formale, tranne in poche occasioni. Ciò che conta è che il lettore si appropri del libro, lo faccia suo, impari, lo critichi, lo interpreti. Si faccia a sua volta autore. Le immagini fanno inesorabilmente parte del nostro mondo e partecipano alla confusione tra luogo e non luogo. Arriviamo al paradosso di avere bisogno delle immagini per vedere la realtà, di servirci della finzione per darle un significato». Il filosofo e antropologo non crede alle fratture generazionali, piuttosto – aggiunge – «credo che libri e parole di chi come me ha più di settant’anni possano interessare anche i giovani. La scrittura, infatti, è un ponte nello spazio e nel tempo. Ed è il mezzo migliore per scongiurare la solitudine».