Sono giorni complicati in casa Rai per la guerra della Russia contro l’Ucraina. Non ci riferiamo in questo caso alla fake news nello speciale del Tg1 curato da Monica Maggioni, ma alla bufera che ha travolto Marc Innaro per la sua analisi sul conflitto fatta nella puntata del 26 febbraio di Tg2 Post. “Basta guardare la cartina geografica per capire che negli ultimi trent’anni chi si è allargato non è stata la Russia, è stata la Nato”, ha dichiarato il corrispondente da Mosca. Una tesi parziale, che peraltro ignora un aspetto tutt’altro che trascurabile: l’espansione della Nato è avvenuta per libera adesione e non con la guerra. Questa tesi che ha scatenato molte polemiche e causato una forte irritazione a livello politico, perché è sembrata quella di un attivista filo-Putin.
Ma Marc Innaro ha rilasciato dichiarazioni simili anche su altre reti Rai in questi giorni. Per questo il Pd ha portato la vicenda nelle sedi opportune, a partire dalla commissione di vigilanza Rai. Precisiamo però che lo stesso direttore del Tg2, presente in studio durante lo speciale in cui c’è stato l’intervento del giornalista, ha stigmatizzato l’intervento, ribadendo che c’è il diritto internazionale a dirimere le questioni diplomatiche come quelle poste da Vladimir Putin, giuste o sbagliate che siano. A quello si dovrebbe ricorrere, non alle armi.
PD CONTRO CORRISPONDENTE RAI DA MOSCA
Nell’interrogazione del gruppo del Pd in Vigilanza Rai l’intervento di Marc Innaro da Mosca è stato criticato aspramente. “Ha sostanzialmente confuso il piano dei fatti da quello delle opinioni, attribuendo, come un fatto acquisito, la responsabilità della guerra in Ucraina all’avanzare della presenza della Nato ad Est provocando in tal modo la reazione della Russia guidata da Putin che, a giudizio del giornalista, sarebbe stata poco capita e rispettata dall’Occidente in questi e negli scorsi anni”. Pur sottolineando la legittimità dell’opinione, che ha scatenato la reazione di Gennaro Sangiuliano prima e di Antonio Di Bella dopo, il Pd ha evidenziato che “appare peraltro allineata all’attuale propaganda russa”. Da qui la richiesta alla Rai di valutare che i propri corrispondenti garantiscano “una piena attendibilità e completezza delle informazioni, esplicitando le fonti dei fatti e distinguerli dalle opinioni”, ma anche di valutare i “tempi di rotazione dei propri corrispondenti nelle sedi estere al fine di garantire pari opportunità alle tante professionalità presenti”.
RAPPRESENTANTI SINDACALI DIFENDONO MARC INNARO
In difesa di Marc Innaro scendono in campo il fiduciario dei Corrispondenti e l’Esecutivo Usgrai. “Contro il collega Marc Innaro sono state mosse accuse pretestuose e infondate. In decenni di attività si è sempre distinto per competenza e rigore. Qualità che non sono venute meno neanche nei momenti più concitati e difficili di questi giorni di guerra”, affermano in una nota ufficiale. I rappresentanti sindacali hanno evidenziato che “un ascolto attento e non superficiale delle sue corrispondenze, anche quelle messe all’indice su organi di stampa, basterebbe a smentire le illazioni infamanti e riprovevoli che vogliono fare di lui un seguace di Putin”. Inoltre, hanno chiesto all’azienda “di non rimanere inerte davanti ad accuse infondate, capziose e di parte e di intervenire finalmente a difesa dei propri giornalisti che sul campo stanno assicurando un flusso informativo senza precedenti su tutte gli aspetti della guerra in corso in Ucraina”.