Dopo una stagione che non è andata come avrebbe voluto, Marcell Jacobs ha deciso di cambiare tutto: team, modo di lavorare e anche città. Ora vive in Florida, dove si allena con un nuovo tecnico, Rana Reider. A Repubblica racconta: “Ho cambiato praticamente tutto il mio modo di lavorare. Alla fine degli allenamenti ero distrutto, non vedevo l’ora di tornare a casa, mettermi nel letto e svegliarmi il giorno dopo. Le prime settimane le ho subite abbastanza. All’inizio avevo un po’ di timore, mi sono sempre allenato da solo, non avevo idea di cosa potesse significare farlo con atleti così forti, che soprattutto diventeranno miei avversari quando inizieranno le gare”.



A detta del velocista, negli States è differente anche il modo di vivere la competizione con i colleghi: “Quando sono arrivato ho scoperto il loro modo di essere: sono i primi a incitarti a dare di più, nonostante sappiano che saremo avversari. Facciamo le ripetute insieme, ci trasciniamo a vicenda, quel che mi è sempre mancato e che ho sempre desiderato. A pensarci, in queste settimane ho affrontato tipologie di lavoro che da solo mai sarei riuscito a concludere. In un gruppo così vedi che non sei l’unico a soffrire, il confronto con gli altri ti porta a spingerti oltre il limite. E poi si scherza, non si fatica solo”.



Marcell Jacobs: “La mia carriera non finisce a Parigi”

Rana Reider è l’allenatore scelto da Marcel Jacobs per preparare la nuova stagione dopo l’addio a Paolo Comossi: “Mi è piaciuto trovarmi di fronte a un uomo veramente competente, con tanta esperienza. Ogni volta che mi assegna un esercizio non mi spiega solo il movimento, ma anche la motivazione per farlo in un certo modo, e l’influenza che avrà domani sulla mia velocità. In questo modo nella testa automaticamente replichi quella che sarà la gara, attraverso la partenza, la fase centrale. Un genio, tra virgolette, che mi ha illuminato e permesso di vedere gli esercizi in un modo diverso” racconta a Repubblica.



Dopo i successi di Tokyo, per Marcell Jacobs sono arrivati due anni difficili: “Sapevo solo che negli ultimi due anni volevo vincere tanto e non ci sono riuscito, stavo perdendo moltissimo tempo. Nello sport non duri in eterno, e io sapevo di avere tutte le caratteristiche per portare a casa grandi risultati. Alla fine della stagione mi sono guardato allo specchio, ho provato a capire cosa mi potesse mancare. Mi sono reso conto che di fronte a me non avevo più un obiettivo limpido, ma qualcosa che non mi stimolava più, non mi permetteva di andare in pista felice. Era il momento di cambiare qualcosa. Non sono uno che ha paura di buttarsi in nuove esperienze, di ricominciare tutto daccapo. So che il prossimo anno arrivano le Olimpiadi, sono il campione in carica, non posso perdere tempo. Volevo quelle emozioni, quella felicità che ora posso dire di aver ritrovato”. Di una cosa è certo: “La mia carriera non finisce a Parigi. Ci sono altri due campionati del mondo, un europeo, ho le idee ben chiare su quel che sarà il mio futuro”.