Marcell Jacobs è stato il primo ospite di Verissimo, nella versione domenica. “Non ho ancora ben realizzato tutto quello che è successo”, ha esordito, “la vita è cambiata ma a livello personale”, ha aggiunto, spiegando di aver realizzato il suo sogno da bambino. Dopo aver rivisto le immagini che lo hanno visto protagonista a Tokyo, ha spiegato le sue sensazioni: “Il primo agosto era stata una giornata particolare. Quella semifinale era difficile perché c’erano i 4 più forti, c’erano molte tensioni e pensieri. A Tokyo ho fatto fatica ad abituarmi al fuso orario”. Difficoltà ma anche tante emozioni: “Appena ho visto i blocchi sentivo che avrei vinto”, ha ammesso. Jacobs si è detto comunque molto felice di essere lì. Sulle accuse degli inglesi ha commentato: “Non mi ha toccato proprio, so la mia dedizione, ero super tranquillo dopo tutti i controlli, non mi ha toccato, erano solo dicerie. Non devo dimostrare nulla a loro”.
Marcell sulle rivalità tra colleghi non ha del tutto smentito definendola soprattutto uno stimolo: “E’ una rivalità che fa bene e ci sprona a dare sempre di più”, ha aggiunto. Essere un gruppo ha però aiutato. Il giorno in cui ha vinto da solo c’è stato un abbraccio bellissimo con un altro sportivo, Tamberi: “Significa tantissime cose, significa conforto tra di noi”, ha spiegato. “Lui ci teneva arrivare a queste Olimpiadi e lo stesso valeva per me”, ha aggiunto. La coppia si è ritrovata poi proprio nello studio di Verissimo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Marcell Jacobs ospite oggi a Verissimo
Marcell Jacobs dopo il trionfo a Tokyo 2021 si racconta negli studi di Verissimo da Silvia Toffanin. Il 26enne bresciano neo campione europeo dei 60 metri è stato uno degli indiscussi protagonisti delle ultime Olimpiadi dove ha fatto il tifo per Gianmarco Tamberi. Intervistato da Sky, il campione ha raccontato: “non ho chiuso occhio stanotte, mi sono messo a leggere un po’ di messaggi ma avevo il telefono intasato. Più che altro mi sono tornati alla mente mille ricordi, i tanti momenti difficili che abbiamo passato io e il mio coach Paolo Camossi (campione mondiale indoor di salto triplo a Lisbona 2001). Da due anni stiamo facendo un percorso ben definito e strutturato”.
Jacobs parlando della sua impresa ha rivelato: “sapevamo di valere questi tempi, si trattava però di metterli in pratica in gara. In questa stagione indoor partivo da 6”63 e mi sono migliorato di 16 centesimi, se ora sono salito sul tetto d’Europa è grazie a Paolo che ha sempre creduto in me, ha voluto circondarmi di un team personalizzato con fisioterapista, nutrizionista e da alcuni mesi l’inserimento di una mental coach. All’inizio ero scettico ed invece la mossa si è dimostrata decisiva”.
Marcell Jacobs e il rapporto con il padre “l’ho sempre considerato assente nella mia vita”
Marcell Jacobs ha registrato un tempo da record durante le Olimpiadi di Tokyo diventando campione olimpico dei 100 metri piani e della staffetta 4×100 metri ai Giochi di Tokyo 2020. Un vero e proprio trionfo con 6″47 diventato il nuovo record italiano e la miglior prestazione mondiale stagionale. Un talento che da diverso tempo è sotto lo sguardo attento dell’America come ha confermato anche il velocista: “nelle prime gare di questa stagione sono rimasto sorpreso di conoscere un manager americano, che poi è lo stesso di Mike Rodgers. Si è avvicinato a me dicendomi: guarda che di te negli Stati Uniti si parla molto bene quindi fai vedere quello che vali”.
Una frase che è ritornata alla memoria di Jacobs quando ha poi scritto la nostra: “questa frase mi è tornata in mente subito dopo la mia gara mentre guardavo la sigla WL (World Leading) accanto al mio crono. Mi sono detto, vedi che adesso sapranno bene chi sono! In verità sono arrivato a Torun senza pensare troppo al tempo, avevo l’obiettivo di essere davanti a tutti nei tre turni e l’ho fatto. Poi è arrivato questo super crono e ne sono contentissimo”. La vittoria a Tokyo 2020 è stata un’emozione assurda, ma il campione si sente di ringraziare anche la mental coach Nicoletta Romanazzi che l’ha aiutato ad alleggerire la tensione. “Il lavoro psicologico mi è servito come atleta, ho finalmente acquisito consapevolezza, adesso so quanto valgo e non ho più i vecchi dubbi di quando magari non mi sentivo all’altezza” – ha concluso il campione che parlando poi del papà ha confessato – “a livello umano mi è pure servito per ricostruire il mio passato, mi ha aiutato a ritrovare mio padre che ho sempre considerato assente nella mia vita”.