Marcell Jacobs contrattacca sul doping con uno scatto degno di quello che domenica 1 agosto gli ha permesso di scrivere la storia vincendo la medaglia d’oro nei 100 metri alle Olimpiadi Tokyo 2020: “Mi fa sorridere pensare che coloro che hanno parlato senza pensare a quel che dicono ora devono piuttosto guardare a casa loro. Io ho lavorati tanto, mi sono sacrificato e non ho voluto dare peso a persone che non sanno quello che dicono”. Il campione olimpico ha commentato in questo modo stamattina, ospite a Unomattina Estate su Rai 1, il caso doping che coinvolge il velocista britannico Chijindu Ujah, staffettista nella finale olimpica della 4×100 vinta dall’Italia per un centesimo di secondo proprio sulla Gran Bretagna il 6 agosto e apoteosi della nostra spedizione e secondo oro per Marcell Jacobs, in questo caso naturalmente in compagnia di Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Filippo Tortu. Una eventuale squalifica di Ujah, se fosse positivo alle controanalisi, porterebbe alla squalifica dell’intera staffetta britannica, che perderebbe la medaglia d’argento, che passerebbe al Canada con la Cina al bronzo.



MARCELL JACOBS, LE ACCUSE DI DOPING E IL CASO UJAH

La vicenda è nota: dopo la vittoria olimpica di Marcell Jacobs nei 100 metri a Tokyo 2020 sospetti doping, in particolare da Stati Uniti e Gran Bretagna, sono subito arrivati su quel velocista per loro sconosciuto o quasi e dunque molti media anglosassoni hanno immediatamente pensato al doping come spiegazione alla medaglia d’oro di Marcell Jacobs, con ben poco fair play e sportività. Ieri poi è arrivata appunto la notizia della positività al doping di Chijindu Ujah, per il momento solo al primo campione (la squalifica scatterà se la positività sarà confermata anche dalle controanalisi), quanto basta comunque per ribaltare la situazione. Su Marcell Jacobs si sono scaricati dubbi che (almeno fino a prova contraria) sono totalmente infondati e dettati solo dalla scarsa conoscenza del velocista di Desenzano del Garda, adesso invece proprio chi avanzava dubbi si ritrova con un caso doping “in casa”. Ricordiamo che ciò non vale solo per la Gran Bretagna: anche dagli Stati Uniti sono giunti grandi sospetti su Marcell Jacobs, ma il miglior velocista statunitense degli ultimi anni, cioè Christian Coleman, ha dovuto guardare le Olimpiadi Tokyo 2020 da casa proprio perché ha saltato ben tre controlli antidoping.

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