Le grigie atmosfere irlandesi fanno da sfondo alla terza stagione di Marcella, la serie britannica di successo prodotta dal canale televisivo ITV e distribuita da Netflix (in Italia disponibile dal 14 giugno). Nelle prime due stagioni Marcella Backland era una detective di Scotland Yard sulle tracce di pericolosi killer seriali, con una vita famigliare complicata e seri problemi mentali, che le inducevano vuoti di memoria e sdoppiamento della personalità. Nelle scene finali dell’ultima stagione l’avevamo lasciata tra gli homeless sul Tamigi, sconvolta e fisicamente provata, confusa e senza più un futuro. 



La ritroviamo dopo 18 mesi a Dublino, bionda, vestita da ragazzina, nel suo nuovo ruolo di “agente sotto copertura”, inserita in una delle famiglie più potenti della criminalità irlandese, i Maguire. Arruolata dal M16, i servizi segreti britannici, in virtù della sua abilità investigativa, è al centro di un caso complesso e difficile, senza l’appoggio della polizia locale.



Spregiudicata e seducente, nel suo nuovo ruolo e con la nuova identità di Keira, conquista a uno a uno i maschi della famiglia in cui si è infiltrata e ben presto entra in possesso di tutti i segreti del clan. Nonostante l’aggravarsi dei suoi problemi psichici, che controlla solo grazie a un costante uso di droga, Keira/Marcella svolge fino in fondo la sua missione. Il suo passato, e in particolare il ricordo della piccola figlia morta, rappresenta il filo conduttore della terza stagione e serve agli autori per costruire un finale a sorpresa. E questa volta la protagonista sembra aver ritrovato le ragioni per vivere.



La storia ci rivela un’Irlanda insolita dove circola droga a fiumi, regna la violenza e la prostituzione. La famiglia Maguire gestisce da generazioni gli affari illegali del luogo, contando su una rete di protezione ben diffusa nei gangli dello Stato, grazie a un efficace potere corruttivo. Come per altre grandi serie tv, l’approdo in Irlanda deve essere legato alle capacità attrattive delle “film commission” locali e delle strutture di produzioni efficienti e a buon mercato, ma anche alla folta schiera di bravi attori irlandesi che infatti arricchiscono la terza stagione della serie tv.

L’interpretazione di Anna Friel (The Land Girls, Brookside, Sogno di una notte di mezza estate), già premiata con l’Emmy Award 2017 per l’interpretazione nelle stagioni precedenti, rappresenta la parte predominante e di maggior qualità della serie tv. 

Scritta, diretta e prodotta dallo scrittore svedese Hans Rosenfeldt (The Brigde) la serie rientra pienamente nel filone crime di stampo scandinavo. Le atmosfere, le trame psicologiche e la fredda solitudine dei luoghi contribuiscono in modo determinate a rendere ancora più drammatica e realistica la storia.

Il titolo scelto non attira un pubblico occasionale, anzi sembra corrispondere a un prodotto di scarsa qualità, invece la serie è di ottimo livello, la storia ha momenti davvero intensi, è raccontata con un buon ritmo e mai scontata. Per gli appassionati di thrilling un titolo da mettere tra “le cose da guardare”.