LA PRIMA DECISIONE DELLA CORTE DEI CONTI SUL CASO DEL GIUDICE MARCELLO DEGNI

Il Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti ha dato questo pomeriggio la sua prima decisione ufficiale in merito al caso del giudice consigliere Marcello Degni, protagonista di diverse dichiarazioni controverse postate sul proprio account social, in particolare contro il Governo di Centrodestra. «Il Consiglio di Presidenza», scrive la Corte dei Conti in una nota affidata all’ANSA poco dopo le ore 18, «ha preso atto di quanto emerso da plurime notizie di stampa in merito a talune dichiarazioni postate su un social media dal consigliere Marcello Degni e ha disposto l’invio immediato degli atti al Procuratore generale della Corte dei Conti cui esclusivamente sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell’azione disciplinare».



La bufera sul consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni era già scattata da giorni, quando su X aveva sostenuto come “occasione persa” il mancato scontro in Parlamento delle opposizioni contro il Governo sulla Manovra: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti», scriveva il giudice lo scorso 30 dicembre taggando direttamente la leader Pd Elly Schlein. Dopo la segnalazione delle dichiarazioni di Degni da parte del gruppo di Fratelli d’Italia in Parlamento, sono emerse tante altre posizioni prese pubblicamente dal magistrato che hanno gettato in qualche imbarazzo magistratura e Corte dei Conti: a favore degli studenti che attaccano la polizia, insulti al Centrodestra e lodi a Toni Negri su tutti. Dopo l’intervista a “La Stampa” – «non mi pento del post. Critica la modalità di approvazione della Manovra, non il Governo» – e il passo indietro che non arriva, il diretto interessato ribadiva su Twitter/X lo scorso 3 gennaio: «Il mio pensiero sul post incriminato è ben rappresentato nell’intervista su La Stampa. Sulla questione è montata tanta intolleranza, che travalica lo specifico. A questo punto rispondo con le parole di un grande magistrato (Borrelli, pool Mani Pulite, ndr): “Resistere, resistere, resistere”».



COSA RISCHIA DEGNI E COSA HA DETTO OGGI LA PREMIER MELONI SUL CASO

In attesa ora di capire quale decisione prenderà il Procuratore generale della Corte dei Conti sul destino giuridico e lavorativo del consigliere Marcello Degni, sono molte le ipotesi circolate in queste ore in merito tra le quali non si esclude anche la radiazione dalla magistratura. La difesa del consigliere – nominato dal Governo Gentiloni, – non è sembrata sufficiente all’Associazione magistrati della Corte dei Conti che ne ha deciso il deferimento al collegio dei probiviri per aver violato il codice di condotta. L’articolo in questione che Degni avrebbe violato prevede che «fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato si ispira a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa».



A domanda in merito posta durante la conferenza stampa di inizio anno a Palazzo Chigi, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto il punto sul “caso Degni” sollevando un problema ben più ampio del singolo, seppur grave secondo la leader FdI, episodio del giudice consigliere: «non mi riguarda cosa debba accadere oggi ma voglio fare una riflessione», premette la Premier rispondendo ai giornalisti. La cosa considerata più grave da Meloni non è il fatto in sé, «ovvero un magistrato che deve fare i Conti della Repubblica che spera l’Italia vada in esercizio provvisorio con le conseguenze sui conti dello Stato». La questione più grave, riflette la Presidente, è la «sfrontatezza con la quale il giudice Degni ritiene sia normale» fare dichiarazioni del genere. Meloni critica le opposizioni per non essere intervenuti sulla vicenda Degni: «nessuno a sinistra ha detto due parole su questo tema. Gentiloni lo ha nominato, Schlein, nessuno ha parlato». Di fatto nessuno ha parlato della vicenda Degni, conclude la Premier Meloni, e potrebbe spiegarsi in un solo modo: «temo perché, se chi ha nominato questo giudice dicesse che è sbagliato, quando si svolge e si ricopre un ruolo super partes non svolgerlo da militante politico, sarebbe un segnale diverso da quello che ha dato in questi anni, che invece è il contrario: immaginare che le persone di nomina politica anche se nominate in incarichi super partes dovessero comportarsi da militanti politici. Questo mi fa paura, che si consideri normale. Questa è la mentalità che ha devastato la Repubblica ed è quella che io combatto».