È polemica su Marcello Degni, magistrato della Corte dei conti, per alcuni suoi post pubblicati sui social network, dove commenta la manovra del Governo di Giorgia Meloni. “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”, ha scritto con tanto di citazione al profilo di Elly Schlein, segretaria del Pd, e al giurista Mario Ricciardi.



La Corte dei conti non ha aspettato a condannare il post in questione. “In merito a talune dichiarazioni rese da un magistrato – espresse su social media al di fuori di canali istituzionali e che non rappresentano in alcun modo posizioni dell’Istituto – informa che la questione verrà esaminata in via di urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza per le valutazioni di competenza”, ha scritto in una nota. Ciò non è stato sufficiente, però, a placare la questione, che è più accesa che mai. A dire la sua, a tal proposito, è stato anche Pieremilio Sammarco, professore ordinario di diritto comparato, sulle colonne di Libero.



Marcello Degni, polemica per i post social: il parere del professor Sammarco

“Quella del rapporto tra giudici e social media è una materia da maneggiare con estrema cautela, atteso il ruolo e la funzione che assolve il magistrato su cui il legislatore, a differenza di altri paesi, e il Csm, non hanno ancora elaborato delle indicazioni specifiche”, ha premesso Pieremilio Sammarco nel commentare il caso di Marcello Degni. Inoltre, ha svelato che negli Stati Uniti, ad esempio, è vietato pubblicare informazioni o commenti inerenti a processi ed abusare del prestigio dovuto all’incarico ed è obbligatorio mantenersi ben distanti dalle attività politiche.



Il giudice, spiega, “deve comportarsi in tutte le sue attività extragiudiziarie, anche private, in modo tale da minimizzare il rischio di un conflitto con i propri doveri di ufficio, nonché, deve aspettarsi di essere oggetto di controllo da parte del pubblico e, nell’usare un social media, deve considerare che un messaggio che egli valuta neutro e dunque privo di implicazioni, può, invece, indurre un’altra persona a ritenere che sia messa in dubbio la sua imparzialità”.