Maxi sequestro a Marcello Dell’Utri e alla moglie dopo la condanna per mafia. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Firenze, Antonella Zatini, alla luce della richiesta presentata dal pm di sequestro preventivo fino alla somma di 20 milioni 430mila euro e 213 euro. Ma è stato disposto il sequestro fino a 10 milioni e 840mila euro nei confronti del co-fondatore di Forza Italia e fino alla somma di 8 milioni e 250mila euro nei confronti della moglie Miranda Ratti. Le due somme, però, non si sommano, come spiegato dal Fatto Quotidiano. Per il gip, in caso di condanna, sarà confiscabile un valore totale di 10 milioni e 840mila euro, ma solo 2 milioni e 590mila euro sono confiscabili “direttamente” a Dell’Utri, mentre gran parte dell’importo, pari a 8 milioni e 250mila euro, è rappresentato dalle entrate sui conti della moglie, che sono oggetto del sequestro in quanto, per i magistrati, sarebbero riferibili al marito.



Questa decisione riguarda una norma che impone ai condannati in via definitiva per fatti di mafia di informare riguardo ogni aumento o diminuzione del patrimonio personale. Per i pm Luca Tescaroli e Luca Turco, l’ex politico non l’avrebbe rispettata. Chi non comunica nei termini previsti ciò commette un reato che è unibile con il carcere da 2 a 6 anni, la confisca dei beni e delle somme ricevute in aumento, oltre alla confisca per equivalente della somma pari alle cessioni in diminuzione del patrimonio, se non comunicate. La doppia tagliola è stata applicata a Dell’Utri e alla moglie, mai indagata nei procedimenti del marito, in quanto le entrate sono riferibili all’ex politico. Pertanto, il divorzio sancito il 10 giugno 2020 dal tribunale di Milano non è valso annulla, peraltro per i pm è fittizio.



“DELL’UTRI NON DICHIARÒ PRESTITI BERLUSCONI E ALTRE ENTRATE”

Il gip di Firenze ritiene che Marcello Dell’Utri abbia omesso di comunicare le variazioni patrimoniali per un valore complessivo di 42 milioni e 670mila euro. Questa somma comprende soprattutto prestiti ed elargizioni di Silvio Berlusconi, ma riguarda anche compravendite di immobili e opere d’arte, bonifici da case editrici di quotidiano, forse per cause di diffamazione vinte. La differenza tra l’importo contestato e quello sequestrato, spiega il Fatto Quotidiano, è dovuta soprattutto alla prescrizione. L’ex senatore di Forza Italia, infatti, è stato condannato con sentenza definitiva depositata dalla Cassazione nel 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa. In questi casi scatta la legge Rognoni-La Torre del 1982 che colpisce economicamente i soggetti legati alla mafia. Un articolo prevede che il condannato debba comunicare per 10 anni dopo la sentenza le variazioni entro il 31 gennaio di ogni anno. Per il gip, Dell’Utri non avrebbe rispettato questo obbligo. Ma il reato si prescrive in sei anni, a decorrere dalla scadenza del termine per la comunicazione. Pertanto, nel mirino sono finiti i “movimenti” successivi al 31 gennaio 2017.

TRIBUNALE PALERMO RESPINGE LA RICHIESTA DI CONFISCA

Mentre il gip di Firenze ha firmato il decreto per il sequestro di 10,8 milioni a Marcello Dell’Utri, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo invece ha respinto la richiesta della procura di disporre la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca dei beni del co-fondatore di Forza Italia. Il provvedimento è stato depositato il 13 marzo scorso. L’ex senatore forzista, difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani, nella stessa giornata sono arrivate due diverse valutazioni dai magistrati toscani e siciliani, sebbene si tratti comunque di procedimenti diversi che fanno entrambe riferimento alla sentenza definitiva per concorso esterno che riguarda Dell’Utri. Lo spiega il Fatto Quotidiano, precisando che nel caso siciliano il procedimento nasce nel 2020 con la richiesta della procura di Palermo di applicare all’ex parlamentare la sorveglianza speciale e di disporre la confisca (previo sequestro) di parte dei suoi beni.

Il tribunale rimandò gli atti ai pm chiedendo accertamenti. L’ufficio inquirente nel 2021, in virtù degli approfondimenti, ha rilanciato le richieste, considerando Dell’Utri socialmente pericoloso e sostenendo che parte del patrimonio fosse sproporzionato rispetto ai suoi redditi leciti. Nel settembre scorso il tribunale ha poi respinto la richiesta di sequestro, in quanto non è stata dimostrata la provenienza illecita dei beni dell’ex politico e della sua famiglia, fissando l’udienza in cui discutere della confisca e della sorveglianza speciale. Nel frattempo, la Cassazione ha confermato il no al sequestro, diventato definitivo, e il 13 marzo il tribunale ha respinto le richieste dei pm.