Sta per terminare l’esperienza da presidente Rai di Marcello Foa, il giornalista lancia un monito: resta poco tempo per salvare la tv di Stato. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, ha spiegato che i prossimi tre anni saranno quelli decisivi per entrare nel futuro, altrimenti sarà declino: la tv pubblica deve fare i conti con le piattaforme streaming ed i giganti digitali e, a livello economico, il divario è impressionante.
«Noi oggi abbiamo 14 canali televisivi e 12 radiofonici, ma un ritardo cronico sui siti internet», ha evidenziato Marcello Foa: «Non è normale che il sito di informazione della Rai sia oltre il 20esimo posto della classifica dei siti più visitati». Gli esempi non lasciano spazio a dubbi: il sito della Bbc è tra i primi tre a Londra, mentre quello di France television è tra più frequentati. E c’è una spiegazione: «Purtroppo nei vari consigli che si sono succeduti negli ultimi anni il fattore Internet non è stato affrontato in maniera costante e nessuno ci ha creduto veramente».
MARCELLO FOA: “POLITICA STRUMENTALIZZA TUTTO”
Il tentativo di svolta di Raiplay con Fiorello è stato un esperimento riuscito ma non basta, ha poi messo in risalto Marcello Foa, ribadendo che è necessario dirottare le risorse sulle nuove priorità, non più rappresentate dalla sfida con Mediaset. Per il presidente uscente della tv di Stato è necessario cambiare le priorità editoriali, tecnologiche e le professionalità , ma va anche prestata attenzione alla durata dei mandati dei Consigli di amministrazione: «La politica dovrebbe pensare a un mandato del Cda che duri 4 o 5 anni, quanto una legislatura. Chiunque arrivi in un’azienda complessa come questa ha bisogno di tempo per capirla». Marcello Foa ha inoltre rimarcato l’importanza di una Rai più indipendente, considerando anche «l’estrema strumentalizzazione di tutto da parte della politica». Poi una riflessione sui “vecchi leoni”: «Non ce l’ho con Vespa, Venier, Annunziata. Fanno ascolti e meno male per la Rai che ci sono. Ma chiaramente hanno un’età per cui l’azienda dovrebbe aver preparato i nuovi talenti. Questo non avviene anche perché i tre anni di mandato lo impediscono».