Il conduttore e giornalista Marcello Masi è stato uno degli ospiti dell’ultima puntata di “Ciao Maschio”, la trasmissione condotta su Rai1 da Nunzia De Girolamo. Masi si è sempre descritto con tre aggettivi: “curioso, pigro e inquieto”. Sulla definizione di pigro lui l’ha definita come “la caratteristica principale del mio carattere, nel senso che io nasco pigro, mamma ogni volta che doveva portarmi da qualche parte doveva promettermi cose che poi non manteneva”, ha svelato. Però secondo il giornalista, la pigrizia è anche una virtù in quanto pur essendo inquieto “sono uno che non metabolizza subito il mio corpo, ma il cervello no”. Questo lo porta anche ad avere molto timore in ciò che fa ma non si definisce uno cauto: “Sono una contraddizione”.



Masi è il tipico esempio di chi si riduce sempre all’ultimo istante. Ma in amore com’è? Anche in questo ambito si definisce un pigro “perché ho una moglie che non lo è e quindi credo che la mia pigrizia è un suo diritto nel senso che lei riesce a vedere i suoi film, le sue serie, riesce a fare le sue cose nel momento in cui mi vado a fare la pennichella dopo pranzo, oppure la sera”. Ma a volte la pigrizia si trasforma in qualcosa che diventa apatia e in questi casi, dice il giornalista, “non va bene” e qui bisogna avere una donna forte che lo riprende per i capelli “e lei lo fa”.



MARCELLO MASI E LE SUE INQUIETUDINI DOPO LA MORTE DEL PADRE

Una vita intera insieme a sua moglie, quella vissuta da Marcello Masi che definisce la donna della sua vita “molto simpatica”. L’altra faccia del giornalista è quella che si nasconde dietro la definizione di “inquieto”: “Non è una pigrizia tranquilla e serena ma piena di domande e senza grandi risposte certe”. Il conduttore si è detto sempre alla costante ricerca di ciò che c’è tra il bianco ed il nero: “Fin da bambino non sono mai stato tifoso dei buoni dei film, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa che non andava e crescendo mi sono accorto che i grigi sono il colore dominante e quindi questi grigi mi mettono troppa ansia perchè sono troppi e ti fanno fare troppe domande”. Da piccolo, ammette, lui era triste: “Io non ho avuto una grande infanzia felice”, racconta, perché era il terzo figlio minore e ha perso il padre all’età di 11 anni, “quindi ho passato degli anni a giocare da solo con i soldatini che poi erano le mollette dei panni di legno, ma ero anche curioso e facevo i gradi con la penna”. La sua maggiore inquietudine deriva dal fatto di essere cresciuto senza il padre: “La tristezza mi ha rovinato l’esistenza per tanti anni, poi ho cominciato a elaborarla, ancora non ci sono riuscito del tutto ed è un buco nero che ti rimane”.

LA CURIOSITÀ TRA LE SUE CARATTERISTICHE ANCHE IN AMORE

All’età di venti anni Marcello Masi ha dovuto anche affrontare il lutto della madre. Come è riuscito a reagire a questi dolori? Con l’opposto di ciò che sembra: “Sono timido e divento espansivo, sono chiuso e invece mi apro completamente, è questo gioco di chiari e scuri che poi mi hanno fatto conoscere che mi hanno aiutato e salvato in alcuni momenti”. La sua vera famiglia sono stati alcuni amici: “Siamo in cinque e non ci siamo mai persi”. Masi è però anche un “curioso” anche se in amore ha ammesso di essere tutte e tre gli aggettivi con cui ha aperto la sua intervista. “Io mi innamoravo anche cinque volte al giorno, poi subentrava la pigrizie…”, ha svelato. Con la moglie però sta insieme da 40 anni, sposati da 37. “E’ una tosta, bisogna tifare la stessa squadra innanzitutto altrimenti sarebbe finita: lei è violenta”, ha scherzato. Se fosse un supereroe vorrebbe avere il dono dell’invisibilità.