Marcello Pera, ex presidente del Senato, è intervenuto ai microfoni di Stasera Italia Weekend, commentando la situazione politica attualmente presente in Italia, dove esiste in questo momento quello che l’intervistato ha definito un Governo di salvezza nazionale. Infatti, “il Governo Draghi era l’unico possibile e in grado di toglierci dalle difficoltà. Ci ha fatto ottenere fondi cospicui dall’Unione europea, promettendo di spenderli nella maniera meno peggiore”.



Certo, ora divampa la “questione europea”, con le forze politiche chiamate a maturare un’opinione in merito al futuro dell’Ue, argomento su cui sono già stati avviati numerosi dibattiti. Quale unione vogliono? Pera evidenzia tre ipotesi: “Un Superstato federale, uno Stato confederale, o un’unione intergovernativa? Oggi l’Ue è molto ibrida, quindi necessita di alcune riforme, visto che da ogni parte si parla di un deficit democratico”. A detta dell’ex presidente del Senato, Draghi e la sua autorevolezza costruita negli anni a livello continentale potrebbero consentire all’Italia di raccogliere l’eredità di Merkel e anche quella di Macron.



MARCELLO PERA: “ESISTE ANCHE UN’ALTRA EUROPA”

Successivamente, pur con fare garbato, Marcello Pera ha lamentato una situazione che lo infastidisce notevolmente, esplicitata attraverso alcune precise dichiarazioni: “Io sono un liberale conservatore e vorrei sottolineare che c’è un’Italia che non è rappresentata dai cattolici e dai socialisti e, analogamente, c’è un’Europa che non si sente rappresentata da loro. Qui però si parla di liberali-conservatori e li si tratta in modo schifiltoso, dando loro dei ‘vecchi fascisti’. Questo non è propriamente intelligente”.



Uno sfogo, quello di Pera, che si è concluso sottolineando che esiste anche quel tipo d’Europa, che chiede di essere rappresentata e di sostituire i cattolici e i socialisti. Non necessariamente queste sue parole sono “una bestemmia: stiamo parlando comunque di un Vecchio Continente democratico”. L’obiettivo, a detta dell’ex presidente del Senato, deve essere quello di modificare l’Europa affinché riservi competenze proprie ed esclusive agli Stati nazionali e, parallelamente, non si registri un’invasione nel campo delle pertinenze da parte di Bruxelles.