Dopo 74 anni la famosissima “Marcia di Radetzky” viene cambiata, censurata, privata del suo aspetto più noto, ovvero quella caratteristico ritmo “marcesco” che accompagnava ogni fine Concerto di Capodanno a Vienna. Ebbene, dopo 74 anni si sono “accorti” che la versione a tutti noi nota era stata rimaneggiata da Leopold Weninger, compositore iscritto dal 1932 al partito nazista, già autore di marce militari e canti di battaglia per le SA oltre che di un inno ispirato a “Dio salvi il Furher Adolf Hitler”. Originariamente scritta nel 1848 da Johann Strauss (padre, ndr) in onore del conte Radetzky, trionfatore a Custoza sull’esercito piemontese nelle 5 Giornate di Milano, la Marcia che chiude ogni Concerto di Capodanno a Vienna viene per l’appunto “rinfrescata” dagli accorgimenti musicali di Weninger e come tale arriva fino ai giorni nostri, suonata praticamente da tutti i più grandi direttori d’orchestra che ben conoscevano la storia e le origini di quella Marcia e che certamente mica si sognavano di celebrare “inni” al nazismo. Eppure nel trionfo del politicamente corretto di cui ormai anche il 2020 ne diviene subito parte integrante ha portato ad escludere quella versione e ad un rimaneggiamento che porti la Marcia di Radetzky più alle origini: il risultato è che, nel concerto in onda su Rai 2 dalle ore 13.30 in poi, non si udirà la consueta marcia finale bensì una versione meno ritmata, con molti meno strumenti e una struttura che gentilmente si potrebbe dire “rivisitata” ma che di fatto è stata censurata.
LA MARCIA DI RADETZKY COME VIENE CAMBIATA
Ora, non abbiamo alcuna simpatia per le odi naziste né dell’epoca né di oggi né di domani, ma qui l’ipocrisia del politicamente corretto raggiunge vette difficilmente pensabili solo qualche anno fa: dopo 74 anni si può dire che la Marcia per Radetzky faccia scattare in piedi degli ignoranti e stupidi neo-nazisti per il solo sentirla? E cosa dire ad esempio dello stesso Concerto di Vienna che ogni Capodanno festeggiamo e ascoltiamo: lo sanno i lorsignori della Wiener Philharmoniker che è nato nel 1939, appena dopo l’Anschluss della Germania sull’Austria cattolica e ancora con “echi” asburgici. Se ragionassimo con lo stesso metodo della censura anti-Weininger allora perché non cancellare tutto il concerto? E così pure perché prendere un treno alla Stazione Centrale di Milano ideata nel fascismo? E perché fare la Mostra del Cinema di Venezia ideata da fascisti e con un Coppa Volpi dedicata ad un membro dell’allora Partito di Mussolini? Possiamo continuare così all’infinito, ma il punto potrebbe essere già chiaro: il revisionismo “a targhe alterne” su campi e temi che tutto hanno meno il riferimento “attuale” al nazifascismo, può essere lasciato alla Filarmonica di Vienna? Ai posteri l’ardua sentenza, di certo quando oggi sentiremo la Marcia di Radetzky senza il tripudio finale di percussioni, timpani e triangolo qualcosa sarà cambiato e non basta la “spiegazione” data da Daniel Froschauer, primo violino e presidente dei Wiener «Ombre brune che abbiamo voluto spazzare via una volta per tutte. La nuova edizione, commissionata all’archivio musicale dell’orchestra, tiene conto anche della tradizione orale di alcuni esecutori storici che l’avevano suonata con lo stesso Strauss. In questa forma rivisitata la Marcia entrerà definitivamente nel nostro repertorio. D’ora in poi la si ascolterà solo questa versione».