Un cammino del corpo e dell’anima. Passo dopo passo immersi nella bellezza placida e bollente del centro Italia, tra Toscana e Umbria. Imparando ad ogni metro la condivisione, regalo prezioso oltre la fatica e gli imprevisti, il caldo e lo zaino pesante, le magliette incollate addosso e il dolore delle vesciche ai piedi. In marcia verso la Porziuncola, mendicanti, come Francesco, della Misericordia del Padre.
È la marcia francescana. Negli stessi giorni che vedono centinaia di migliaia di giovani confluire sull’oceano, a Lisbona, per l’incontro con il Papa, mobilita mille ragazzi da tutta la penisola per l’incontro con il Vangelo, e quindi con sé stessi. 25 km al giorno di media, per un totale alla meta di 185 km: sveglia all’alba per catturare la frescura del mattino, e poi cammino con soste ogni ora e mezza per catechesi, momenti di preghiera, panini e sorsi freschi dalle borracce. Con il rosario a dettare il ritmo, fino al primo pomeriggio, quando l’arrivo scatena l’allegria e fa sperimentare l’accoglienza di comunità parrocchiali, borghi, monasteri.
La sera la celebrazione della Messa, e prima di crollare nei sacchi a pelo il momento per rivivere le emozioni raccolte, le suggestioni di un tempo scelto e conquistato, la sintesi degli incontri e delle sorprese che ha riservato la giornata.
Incredibilmente l’età media dei ragazzi in marcia è alta: sono i fratelli maggiori dei giovani confluiti a Lisbona, 25-30 anni, interpellati dal tema di quest’avventura arrivata alla 41esima edizione, “Oggi con me (in Paradiso)”, dove l’accento è inaspettatamente sull’oggi. “Vogliamo guardare alla quotidianità come luogo privilegiato per incontrare il Signore che ci parla – spiega Fra Alessandro Martelli, giovane tra giovani –, ogni giorno scegliamo un brano evangelico dove l’oggi è determinante, e lo poniamo al centro della nostra riflessione. È una marcia vocazionale nel senso che la domanda grande è sul senso della propria vita, sulla compagnia che il Signore ci fa lungo la strada”.
Fra Alessandro, insieme a sessanta di questi non più ragazzi ma non ancora adulti, è partito da Figline Valdarno, lo intercetto quando già scorge Assisi, nella penultima tappa tra Umbertide e Villa Pitignano. “Ad Assisi ci aspetta – mi spiega – la grande festa del perdono. Entreremo in Porziuncola e assorbiremo tutta la gioia del cammino fatto”.
Lui insieme agli altri giovani frati, sulla strada, come Gesù tra i discepoli di Emmaus, ascolta, confessa, esplora i cuori. Cosa chiede questa generazione? “Chi in un modo chi nell’altro, pone sempre la stessa domanda, come essere felici”. Alla soglia dei trent’anni è un problema ancora irrisolto? lo provoco. “Tu l’hai risolto? – mi risponde –. È complicato trovare un luogo dove vivere la dimensione dell’amore in maniera vera. La questione dilagante è quella affettiva, la paura del ‘totalmente’, del donarsi definitivamente. Si cerca una soluzione che abbia una via d’uscita a portata di mano. Ma si resta inevitabilmente delusi”.
In questo la marcia è veramente vocazionale. “La cosa bella che sperimentiamo – continua Fra Alessandro – è il racconto della sofferenza. Tutti, chi più chi meno, siamo feriti dal giudizio degli altri, dai nostri limiti, dalle infinite possibilità non realizzate. Nella marcia si sperimenta la Misericordia sulla propria vita. Non si giudica, si accoglie. E poi il Paradiso è davvero lì che ci aspetta”.
Oggi appunto. In marcia o nel silenzio della Porziuncola. In fondo il gioco della vita è proprio questo, mi diceva una mia amica innamorata di san Francesco, cercare la Benedizione in ogni cosa.
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