Questa sera in onda su Rai 3, in prima serata, verrà trasmesso in onda per la prima volta il documentario “La marcia su Roma, cronache del 1922“. Enzo Mauro ripercorrerà la storia di uno degli eventi chiave della storia italiana e globale, la presa del potere da parte di Benito Mussolini che avrebbe in poco tempo gettato l’Italia nel baratro, lungo e difficile, della dittatura.



Cos’è la marcia su Roma e perchè la fece Benito Mussolini

Era il 28 ottobre 1922 quando alle 6 del mattino Roma si svegliò con la sconcertante notizia di un assedio fuori dalle porte cittadine. Era l’ultimo passaggio di quella che passerà in pochissimo tempo alla storia come la marcia su Roma, il giorno in cui il governo italiano fallì e lasciò il potere nelle mani di Benito Mussolini, in quello che sarà uno dei ventenni più difficili della storia mondiale. Un evento simbolico e forte che dimostrava e gridava a chiare lettere al Re che il popolo voleva qualcosa di diverso. Ma cerchiamo di ripercorrere brevemente la storia dell’assedio più famoso in Italia e come si arrivò a consegnare il potere su un piatto d’oro a Mussolini.



La marcia su Roma: antefatti di una catastrofe

La marcia su Roma storicamente rappresenta il “giorno zero” del governo fascista del Duce, che all’epoca sarebbe dovuto essere una rivoluzione contro un potere costituito che ormai vecchio e scaduto. La situazione storica in cui ci trovavamo nel 1922 è parecchio precaria, con la prima guerra mondiale appena conclusa nello scontento e nell’insoddisfazione generale, soprattutto del popolo. Il malcontento era evidente e Benito Mussolini capì che era il momento di agire. Fondò il suo partito e iniziò una lunga azione di violenze squadriste con le sue camice nere, ai danni quasi sempre degli esponenti della sinistra politica e sindacale di cui la Marcia su Roma fu solo la più imponente. L’intento del Duce era chiaro e preciso: esercitare pressione sull’allora re Vittorio Emanuele III affinché cacciasse Luigi Facta (capo del governo) e assegnasse l’incarico a lui e ai suoi fascisti, o in alternativa far scoppiare una guerra civile rispondendo alla marcia con l’esercito.



Esiti della Marcia su Roma

Inutile, a 100 anni di distanza, sottolineare che l’intento della marcia su Roma fu completamente centrato da Benito Mussolini. Alle 6 del 28 ottobre gli squadristi erano alle porte della città. Facta dichiarò lo stato d’assedio, mentre Vittorio Emanuele III non lo controfirmò, portando alla caduta formale del governo Facta. A quel punto le camice nere erano già in città e il re convocò Mussolini che il 30 arrivò a Roma e accettò l’incarico di formare il nuovo governo.

La marcia su Roma, comunque, fu impressionante. A differenza di quanto tendenzialmente si pensa, Mussolini non era in testa alle camice nere, e neppure aveva partecipato alla marcia vera e propria. Mentre gli squadristi assaltavano Roma, infatti, lui era Milano e si recò nella capitale solo per accettare l’incarico di governo. Similmente, la marcia non è durata solamente un giorno, ma i primi squadristi sono partiti il 26 ottobre da Perugia. Partirono in 20mila, mentre lungo la strada (percorsa in larga parte sequestrando i treni) si unirono alla causa parecchi altri fascisti, mentre i militari dello stato provarono almeno in parte a limitare gli arrivi rompendo i binari delle principali linee.