MARCO AMELIA: GIOCARE NEGLI ANNI DI BUFFON…
Marco Amelia a tutto tondo. Lunga intervista all’ex portiere durante la trasmissione I Lunatici su Rai Radio 2: si è parlato di tutto, Amelia si è lasciato andare ai ricordi di una lunghissima carriera da calciatore e allora noi possiamo fare un riassunto di quanto emerso. Innanzitutto, ovviamente, la vittoria dei Mondiali: Amelia ha rifuggito la passeggiata sul viale della nostalgia, dicendo che “era un periodo difficile per lo scandalo Calciopoli e c’era molta diffidenza sul sistema calcio, ogni singolo individuo che ha partecipato alla spedizione mondiale è stato importantissimo” senza però volersi aprire ad aneddoti.
Contrariamente a quanto dicono in molti invece, ha sostenuto che Calciopoli più che unire l’Italia ha destabilizzato e, anche e soprattutto per quello, si è dimostrato di come quella nazionale fosse forte: “Qualcuno è finito sui giornali, la cosa ha creato problematiche” e il gruppo era in realtà già molto unito grazie al lavoro di Marcello Lippi. A proposito di nazionale: 80 convocazioni, appena 9 presenze. Il motivo? Gigi Buffon: “Aver giocato nei suoi anni è stata una grande sfiga, ma anche la più grande fortuna” ha detto, ricordando poi la presenza di Angelo Peruzzi, Francesco Toldo e Christian Abbiati nei suoi primi anni in azzurro. “Sono andato in nazionale con la maglia del Livorno, è stata una grande soddisfazione”.
AMELIA E LA ROMA
A Livorno, Marco Amelia ci è arrivato nel 2001 in Serie C1: aveva appena vinto lo scudetto con la Roma, pur senza mai giocare (nemmeno in Coppa Italia o Coppa Uefa) ma quel successo fu decisivo per portarlo alla società labronica e al vero inizio della carriera. Di quegli anni, Amelia ricorda tutto e con grande passione: “Ero tifoso, fu meraviglioso, la squadra era fatta di grandissimi giocatori ma all’inizio, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, ci fu una violenta contestazione” esasperata dalla vittoria della Lazio qualche mese prima (a proposito: Peruzzi lo cercò per vestire la maglia biancoceleste, lui per il rapporto con la Roma scelse di non andare e la stessa Lazio capì la decisione).
Di Gabriel Batistuta, l’ex portiere dice che era il più forte attaccante in circolazione e “ti trascinava con la voglia di vincere”; di Fabio Capello ricorda di come abbia imparato anche solo ascoltandolo, i tanti consigli datigli, il fatto che fosse un sergente di ferro per come pretendeva sempre il massimo dai suoi giocatori. Di Francesco Totti, Amelia dice invece che “era già un idolo pur essendo molto giovane, è unico e si percepiva che non era facile vivere la città nella sua posizione”. Sul perchè a Roma si vinca poco, “probabilmente per una mentalità generale che si è creata nel tempo” e per la tanta pressione.