Il 31 gennaio 1969, in una Viareggio semideserta e ingrigita dall’inverno, fu rapito il piccolo Ermanno Lavorini. Un bimbo di 12 anni, uscito di casa in sella alla sua bici in un pomeriggio come tanti, il cui corpo senza vita fu rinvenuto sulla spiaggia di Marina di Vecchiano il 9 marzo successivo. Per anni, tra depistaggi e piste sbagliate, la verità sul sequestro – il primo avente come vittima un minore in Italia – e sul delitto sarebbe rimasta sommersa. L’esistenza di due innocenti, ricostruisce Il Dubbio, Adolfo Meciani e Giuseppe Zacconi, finì nel tritacarne della gogna mediatica con la macchia di presunti responsabili sbattuta in prima pagina. Entrambi morirono poco più tardi, il primo dopo un gesto estremo in carcere, ingiustamente accusato di aver avuto un ruolo nella morte del bambino, il secondo di crepacuore.
La pista inizialemente battuta dagli inquirenti sarebbe stata quella dell’omicidio a sfondo sessuale, in particolare maturato nel contesto di un presunto giro di pedofilia, sarebbe scattata una caccia alle streghe senza precedenti, nel mirino una presunta rete di omosessuali che, nel segreto della notte, avrebbe trasformato la pineta di Viareggio – nelle ore diurne animata dal gioco spensierato dei bambini – in un luogo di incontri proibiti per uomini dalla doppia vita. Dopo anni, la giustizia avrebbe cristallizzato una verità processuale: responsabili del delitto di Ermanno Lavorini (con un movente politico secondo cui il sequestro sarebbe stato eseguito a scopo di estorsione per finanziare un “gruppetto di estrema destra” all’alba della strategia della tensione che avrebbe insanguinato l’Italia) sarebbero stati giudicati tre giovani, ragazzi poco più grandi della vittima: Marco Baldisseri, Rodolfo Della Latta e Pietro Vangioni.
Marco Baldisseri, Rodolfo Della Latta e Pietro Vangioni condannati: 10 anni per riscrivere la storia del rapimento di Ermanno Lavorini
Ci sarebbero voluti quasi 10 anni per scrivere la parola “fine” sull’inchiesta e sul processo per il rapimento e il sequestro del piccolo Ermanno Lavorini, scomparso a Viareggio il 31 gennaio 1969 e trovato senza vita pochi mesi dopo. Dopo un’odissea che avrebbe distrutto la vita di Adolfo Meciani e Giuseppe Zacconi, ingiustamente accusati del delitto, il processo concluso in Cassazione avrebbe stabilito la colpevolezza di tre giovani appartenenti al Fronte monarchico giovanile, Marco Baldisseri, Rodolfo Della Latta e Pietro Vangioni.
Agi ricostruisce la vicenda giudiziaria riportando anzitutto il movente individuato dai giudici, che sarebbe stato politico e avrebbe visto concretizzarsi il seguente piano: Ermanno Lavorini sequestrato per ottenere un riscatto da investire poi nel finanziamento di un gruppo di estrema destra. Responsabili, scrive l’agenzia di stampa, sarebbero stati infine riconosciuti i tre ragazzi: Marco Baldisseri, 16 anni al momento del rapimento, Rodolfo Della Latta, quasi 20enne e Pietro Vangioni, 20 anni. Il processo a loro carico sarebbe iniziato nel 1975 e si sarebbe concluso con le condanne definitive stabilite nel 1977 per omicidio preterintenzionale. In primo grado sarebbero stati ritenuti responsabili di omicidio volontario e così le pene sarebbero state alleggerite: 8 anni e mezzo a Baldisseri, 11 anni e 10 mesi a Della latta e 9 anni a Vangioni. Tutti, conclude Agi, scarcerati in anticipo.