Tra le tracce proposte dal Miur per la prima prova della Maturita 2023, Tipologia C, riflessione sull’attualità, anche un testo tratto da “Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp” di Marco Belpoliti. Una riflessione critica sulla società contemporanea che ha perso il piacere dell’attesa, nella sempre più vasta volontà di ottenere tutto, subito



SVOLGIMENTO TRACCIA C2 – Testo tratto da: Marco Belpoliti, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp

SVOLGIMENTO

La grande finzione del tempo reale

Viviamo in una società che professa, più o meno ciclicamente, l’alta aspirazione di dirsi inclusiva: votata all’eliminazione delle discriminazioni e all’accoglienza degli individui nella conservazione delle differenze. In molti campi l’approdo all’obiettivo non appare troppo lontano. D’altra parte alcune condizioni e stati emotivi difficilmente sono destinati a trovare spazio e accettazione; ad essere compatibili con i ritmi che inesorabilmente animano e scandiscono il mondo globalizzato. Il riferimento è all’attesa, alla noia, al silenzio e a tutte le situazioni che rifuggono dai flutti infrangibili dell’incedere della società contemporanea.



La noia non produce e difficilmente, come rileva Belpoliti, si sopporta; il silenzio è guardato con disdegno da chi professa – anche nell’ambiente scolastico – la superiorità di colui che per primo alza la mano, come scrisse Alessandro D’Avenia in una delle sue, sempre preziose, riflessioni. La sorte dell’attesa non è diversa: il primo moto d’istinto è quello di occuparla proficuamente, per non cadere nella disonorevole categoria del tempo morto, inconcepibile in una comunità che, nel bene e nel male, ha accettato l’equivalenza tra tempo e denaro. Si tratta di stati di fatto che presuppongono la staticità, decisamente impopolare almeno da un paio di secoli, sicuramente da quando la tecnologia ha assunto, quale primario obiettivo, quello di accorciare le distanze spaziali e temporali.
Dalle colossali imprese di posa dei primi cavi telegrafici sottomarini all’invenzione dei moderni software di messaggistica ne è stata fatta di strada, con piccole e grandi conquiste. È sì doveroso interrogarsi su cosa la tecnologia ci abbia dato, ma è ugualmente lecito domandarsi cosa ci abbia tolto: quale sia il prezzo del tempo reale.



Di fronte alle chat di WhatsApp perennemente attive – popolate da laconici messaggi, istantanee reazioni e guidate dalla regola non scritta del dover rispondere sùbito dopo il colorarsi di blu delle famigerate spunte – e al tintinnìo delle notifiche che richiamano all’ordine il destinatario, la connessione con l’altro è solo apparente. Essa poggia sull’immediatezza, che sotto la veste della spontaneità nasconde una inevitabile superficialità che rischia di contaminare ogni relazione. Si è condannati a non scendere nel profondo, nella convinzione di non potersi permettere di attendere, né tantomeno di far attendere, consapevoli che una situazione del genere non si addice al tempo presente.

Ponendosi in quest’ordine di idee il mito del tempo reale perde un poco di consistenza: immediato e simultaneo è veramente autentico? Non è forse anche l’attesa a dar valore all’esperienza? Intendendola come esclusivamente strumentale all’evento futuro, essa potrebbe sembrare un’inutilità che spesso ci vede inermi, incapaci di scansarla o di occuparla. In realtà sarà proprio l’esperienza ad avere un altro sapore, a giovare della meditazione e della maturazione di consapevolezza, antidoti efficaci contro la vacuità irriflessiva.

Potrebbe sembrare ridicolo paragonare uno scambio di lettere ad una lapidaria discussione per messaggio. E si potrebbe osservare che, alla fine, il testo parte e arriva ugualmente, anche se in forme diverse. Eppure lo scrivere senza che le parole siano suggerite da un sempre più raffinato T9 e l’impiegare tempo per consegnare alla carta le proprie emozioni in assenza delle abusate e anonime faccine erano modi per conoscersi e riflettere, senza cedere all’attimo. Tant’è che, non di rado, la lettera scritta la si stracciava, ritornando nell’attesa.

(Matteo Jarno Santoni)