Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse a colpi di pistola 20 anni fa, è stato ricordato sulle colonne di “Quotidiano Nazionale” dal figlio Lorenzo, che ha ricordato la figura paterna con un velo di comprensibile commozione. Sono inevitabilmente numerosi gli aspetti a cui il giovane è legato, ma uno spicca su tutti: si tratta del contributo che suo papà è riuscito a dare al mondo del lavoro e alla sua regolamentazione. “Le sue idee – ha dichiarato Lorenzo – già dagli anni Novanta erano molto innovative. Guardava avanti: molte dinamiche socio-economiche e lavorative di oggi si stanno rivelando come le aveva previste mio babbo. Poi c’è stato il contributo che ha dato a me e alla mia famiglia: ho il ricordo di un babbo molto affettuoso, dolce, presente che ci voleva un bene dell’anima, ricambiato”.



Quando Marco Biagi morì, era il 19 marzo 2002: suo figlio dice di ricordarsi ogni singolo particolare, nonostante siano trascorsi due decenni e lui fosse solo un bambino di 13 anni. “Scoprire cos’era successo è stata una sensazione tremenda – ha detto –. Mi affacciai dalla finestra, vidi mio fratello che portava la bici di mio padre, mi crollò il mondo addosso. Il babbo era morto. E io quella sera, era la festa del papà, lo aspettavo, perché ero andato in gita a Mantova. E, alla mattina, le ultime parole che mi aveva detto erano state queste: ‘Topino fai il bravo, ci vediamo stasera a casa per festeggiare la festa del papà'”.



MARCO BIAGI, PARLA IL FIGLIO LORENZO: “LE COLPE DELLO STATO SONO MOLTO GRAVI”

Nel prosieguo del dialogo con i colleghi di “Quotidiano Nazionale”, Lorenzo Biagi, figlio di Marco Biagi, ha rivelato di essere molto credente e di immaginarsi suo padre come un angelo che da Lassù lo guarda e lo protegge. Sono tante le cose che vorrebbe dirgli, a cominciare dalla sua gratitudine per aver avuto un padre sempre presente e dalla forte mancanza che prova dentro di sé. Ma, soprattutto, “vorrei dirgli che, nonostante quello che gli è successo, che non ci sia più, io vado sempre avanti, con spirito, con una voglia di vivere molto grande. Ho avuto momenti, e capita anche oggi, di tristezza e malinconia. Ma lui mi ha formato e io guardo sempre il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto”.



Nella morte di Marco Biagi, lo Stato ha avuto colpe molto gravi, come ha sottolineato il figlio Lorenzo: “Colpe, non dimenticanze. Non parlo solo dell’ex ministro Scajola e dell’allora capo della polizia De Gennaro, ma anche dei questori e prefetti di Modena e Bologna. Questi signori devono fare i conti con la loro coscienza e con i loro errori, la loro colpevolezza: indirettamente hanno fatto sì che mio padre fosse ucciso, lasciandolo senza scorta. E notate bene che non lo dico io. L’ha detto la brigatista pentita Cinzia Banelli: ‘Se Biagi avesse avuto la scorta, noi non avremmo mai agito. Non saremmo stati in grado di ucciderlo, non eravamo esperti di lotta armata’. Il comportamento dello Stato, insomma, è stato vergognoso. È un fatto vergognoso: non trovo altro aggettivo. Vergognoso”.