Da attore a regista: Marco Bocci si è messo in gioco ed è pronto ad ottenere il responso di critica e pubblica per il suo “A Tor Bella Monaca non piove mai”. Dopo aver trascorso un periodo difficile per colpa di una malattia, il volto di Romanzo Criminale e di Squadra Antimafia ha deciso di raccontare la periferia mettendosi allo scoperto: «Tor Bella Monaca è la metafora di ogni periferia, per questo l’ho scelta. E’ un quartiere estremamente difficile, dove però vive una marea di gente onesta. Sognatori, lavoratori marchiati solo perché ci abitano. Volevo raccontare questo pregiudizio», le sue parole ai microfoni di Panorama. La droga c’è, spiega Bocci, ma ci sono sia zone di criminalità che zone che si salvano: «E’ poi ormai la droga è in tutta Roma».



MARCO BOCCI DOPO LA MALATTIA: “LA VITA NON E’ IL LAVORO”

Nella lunga intervista a Panorama, Marco Bocci ha sottolineato di voler raccontare con leggerezza difficoltà e disperazione, rivelando di nutrire grande passione per Lina Wertmuller. Il suo film è piaciuto «molto» alla moglie Laura Chiatti, al suo fianco nel corso del periodo complicato: «Come ha influito sul film? La prima riunione telefonica con l’organizzatore la feci mentre stavo ancora in ospedale. Vado avanti e dimentico le cose brutte. La vita non è il lavoro, ma emozioni, famiglia, casa, semplicità». E Bocci a chi dedica la sua opera prima? «Alle stesse persone cui ho dedicato il romanzo. A tutti gli sfruttati, malpagati e frustrati, che non smettono mai di lottare».

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