Sta meglio Marco Cappato, colpito l’ultimo giorno del 2023 da un’ischemia. «Sto recuperando energie, sono tornato a parlare in modo chiaro», dichiara al Corriere della Sera il politico e attivista italiano, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, fondatore e co-presidente di Eumans e già esponente dei Radicali Italiani. Quando è stato colto dal malore era del tutto cosciente: «Non ho avuto dolori, nessun mancamento». Ad un certo punto ha cominciato a parlar male, «a biascicare», ma non capiva cosa stava accadendo. Era in montagna, in Val d’Aosta, con la figlia di 5 anni che aveva accompagnato alla scuola di sci, mentre lui stava iniziando a sciare col cugino. «Lì per lì ho pensato che facevo fatica a parlare per via del freddo». Quindi, ha continuato a sciare, poi ha capito.



I medici in ospedale gli hanno diagnosticato uno screzio ischemico neurologico nella funzione della sola articolazione della parola. Secondo Marco Cappato, ha inciso la sua vita frenetica, ma d’altra parte non saprebbe fare altrimenti. Inoltre, c’è altro dietro questo malore. «Un disturbo congenito al cuore, il forame ovale pervio», che colpisce una persona su quattro. A tal proposito, ha rivelato che si sottoporrà ad un’operazione semplice tra qualche settimana. Nel frattempo, dovrà scegliere quali battaglie portare avanti. Ci sono poi i processi, che potrebbero diventare sei. «Sempre lo stesso reato: aver aiutato ad accedere alla morte volontaria assistita in Svizzera. Sei persone tra il 2022 e il 2023. E nel 2024 ne arriveranno certamente altre». Questo perché all’Associazione Luca Coscioni arrivano 7 richieste al giorno per un aiuto a morire, che si aggiungono alle 40 per avere informazioni su fine vita, testamento biologico e cure palliative.



COS’È FORAME OVALE PERVIO, LA MALATTIA DI CUI SOFFRE MARCO CAPPATO

Del male silenzioso di cui soffre Marco Cappato ha parlato Melania Rizzoli sul Giornale. Il forame ovale pervio del cuore è un’anomalia congenita molto diffusa, eppure la maggioranza delle persone non sa di esserne portatrice. Questo perché nell’80% dei casi non crea problemi, quindi resta asintomatica. Ma nel restante 20% si manifesta con diversi sintomi che possono arrivare anche all’ischemia o all’ictus cerebrale. Si tratta di «un vero e proprio buco, più o meno grande, che resta aperto alla nascita sulla membrana che divide l’atrio sinistro da quello destro, normalmente pervio durante la gestazione, e che dovrebbe chiudersi e saldarsi al primo respiro e vagito del neonato o subito dopo, mentre spesso rimane aperto, e questa mancata fusione, durante la crescita o l’età adulta, provoca in molti casi disturbi impercettibili, lievi, oppure più seri ed importanti», scrive il medico e politico. Ed è quello che è accaduto a Cappato, che ha avuto una ischemia cerebrale transitoria, manifestatasi con sintomi di difficoltà nell’articolazione della parola, dovuta ad un micro trombo partito da quel buco nel cuore, che si è fermato in una capillare dell’area encefalica deputata al linguaggio.



Ciò ha causato «un immediato inceppo alla comunicazione verbale, una sintomatologia fortunatamente regredita e risolta in pochi giorni grazie ad una diagnosi tempestiva in regime di ricovero e ad una terapia anticoagulante che ha sciolto il piccolo intoppo di una delle arterie cerebrale colpita». Nella maggior parte dei casi il forame ovale pervio non provoca disturbi significativi, a parte frequenti episodi di emicrania e cefalea, soprattutto in età giovanile, non giustificati da ipertensione o altre malattie, ma dovuti proprio «ai microtrombi che si formano a causa della anomala commistione di sangue venoso e arterioso». Una volta partiti con i battiti delle camere cardiache che comunicano in maniera errata, si fermano a livello dei capillari più piccoli del cervello, senza causare problemi, ma lasciando, a causa della temporanea mancanza di ossigeno, il segno del loro passaggio che si traduce in cicatrici puntiformi diffuse, evidenti agli esami radiologici come la Tac o la Rmn.

FORAME OVALE PERVIO, DIAGNOSI E CURE

Non basta un’accurata ecografia al cuore per rilevare il forame ovale pervio, serve invece l’ecocardiogramma transesofageo, una ecografia simile ad una gastroscopia che consente di evidenziare, al livello dell’esofago a ridosso del cuore, con immagini chiare l’anomalo passaggio di sangue venoso dell’atrio destro in quello arterioso dell’atrio sinistro. Questo esame permette di valutare, in base ad ampiezza e diametro del foro, se è necessario intervenire chirurgicamente per chiudere il buco e risolvere così la malattia. L’operazione è poco invasiva: viene eseguita per via percutanea, da una vena del braccio o della gamba. Come spiegato da Melania Rizzoli sulle colonne del Giornale, «consiste nella introduzione di un catetere fino al cuore, dove, in chirurgia robotica, verrà posizionato un “tappo” a forma di ombrellino a chiudere il forame, o, con diversa opzione a secondo dei casi, eseguire una vera sutura della membrana interatriale, senza la necessità di inserire alcun dispositivo metallico nel cuore». L’intervento viene imposto nelle persone tra 18 e 65 anni se hanno manifestato casi di embolia sistemica, di ischemia cerebrale transitoria, come nel caso di Marco Cappato, o di ictus, per evitare recidive o la possibilità di ulteriori trombosi potenzialmente più gravi.

Ma negli ultimi anni la chiusura del forame ovale pervio viene effettuata anche in chi ha lamentato episodi ripetuti di emicranie con aura, cefalee con disturbi psichici, visivi e motori, e che non rispondono alla terapia farmacologica oggi a disposizione. Nei soggetti asintomatici e in buono stato di salute potrebbe non essere richiesto alcun tipo di trattamento, ma un antiaggregante piastrinico, come l’aspirina, secondo Melania Rizzoli è consigliato al fine di ridurre la probabilità future di ischemie cerebrali. In ogni caso, a chi soffre di questo disturbo è raccomandato di adottare precauzioni nei lunghi viaggi aerei, per impedire la stasi venosa delle gambe. Infine, l’unica controindicazione sportiva è l’attività subacquea, a causa del rischio, 10 volte maggiore, di una malattia da decompressione da embolia gassosa.