Dopo le motivazioni fornite dal giudice per le direttissime Stefano Caramellino, che ha spiegato perché l’arresto di Marco Carta per furto alla Rinascente di Milano era da ritenersi “illegittimo”, è arrivato il commento dello stesso cantante su Instagram. L’interprete ha pubblicato un video di Studio Aperto su Italia Uno in cui vengono riassunti gli ultimi sviluppi della vicenda, a commento del quale ha scritto:”Grazie, a tutti quelli che mi hanno difeso senza bisogno di questo servizio che comincia a fare chiarezza circa la situazione, grazie alla mia famiglia e a tutti i miei colleghi, ma grazie sopratutto a voi haters per avermi fatto capire che sono più forte di quanto pensassi, grazie per avermi reso più resistente. Grazie a voi, quando con i vostri tag nelle stories mi mandavate antitaccheggi in maniera allusiva, denigratoria e calunniante. Io lo dico sempre. #VivaLaMusica #OneLove. Tutto il resto vale zero. Aspetto il 21 giugno con il mio disco più forte che mai”. (agg. di Dario D’Angelo)



LE MOTIVAZIONI DEL GIUDICE

L’arresto di Marco Carta per il presunto furto di sei magliette alla Rinascente di Milano «non può ritenersi legittimo». Lo sostiene il giudice per le direttissime Stefano Caramellino nel provvedimento con cui l’1 giugno non ha convalidato i domiciliari al cantante. Il magistrato, come riportato da Repubblica, ha spiegato che Marco Carta all’uscita del negozio «non deteneva la borsa contenente i vestiti sottratti». Invece era stato convalidato l’arresto per la donna che era con lui, Fabiana Muscas, un’amica nella cui borsa era stato trovato il cacciavite usato per togliere l’antitaccheggio e le magliette. Il giudice parla di elementi di sospetto «del tutto eterei, inconsistenti» e spiega che la «versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario». Quindi per il magistrato c’è una «carenza di gravità indiziaria» per Marco Carta, per questo l’arresto «non può ritenersi legittimo».



MARCO CARTA, FURTO ALLA RINASCENTE “ARRESTO ILLEGITTIMO”

Nell’ordinanza del giudice Stefano Caramellino si legge anche che «l’unico teste oculare ha descritto un comportamento anteriore ai fatti che ha giudicato sospetto», ma gli elementi di sospetto «del tutto eterei, inconsistenti». Per il magistrato «è normale che due acquirenti si guardino spesso attorno all’interno di un esercizio commerciale di grande distribuzione». Inoltre, «l’ipotesi che essi stessero controllando se erano seguiti da personale dipendente è formulata in modo del tutto ipotetico e vago». L’addetto sentito il 31 maggio ha usato l’espressione “come se controllassero”. E poi il fatto che i due amici si siano recati su piani diversi per provare le maglie «è compatibile con il proposito di trovare un camerino di prova libero», visto che entrambi avevano dichiarato che c’era grande affollamento. Lo stesso scontrino, fino agli atti, conferma che quello era un giorno di offerte speciali, il cosiddetto “black friday”. L’imputato ha poi confermato il passaggio della borsa, quindi sulla dinamica ci sono conferme sulle risultate rese dall’addetto alla sicurezza.