Non c’è fine e soprattutto non c’è pace per il cantante Marco Carta nel famoso ormai “caso” del furto di magliette alla Rinascente: la IV sezione penale della Cassazione ha stabilito questa mattina, accogliendo il ricorso della Procura di Milano, che l’arresto del vincitore di Sanremo è stato legittimo e giusto, dando ragione così all’accusa nei confronti di Carta. Il caso è arcinoto, con il cantante bloccato assieme ad un’amica – Fabiana Muscas, ancora a procedimento il prossimo 17 dicembre – dalla Polizia Locale lo scorso 31 maggio per un furto di 6 magliette per un valore complessivo di 1200 euro. Dopo una notte di arresto e la liberazione del giudice che non aveva confermato il fermo «per mancanza di indizi», il processo con rito abbreviato ha portato la vicenda fino al 31 ottobre scorso quando il Tribunale di Milano aveva sentenziato Marco Carta «innocente per non aver commesso il fatto». Ora però, dopo il ricorso svolto dalla Procura che riteneva invece l’arresto del tutto legittimo, arriva la decisione della Cassazione che rischia di riaprire l’intero caso ancora non del tutto chiarito (manca infatti ancora la decisione del Tribunale sulla Muscas, più che altro per sapere chi alla fine ha compiuto il furto in questione).



LA DIFESA DI MARCO CARTA “ASSOLUZIONE RIMANE”

«La pronuncia della Cassazione non annulla, né inficia in alcun modo, l’assoluzione con formula piena emessa dal Tribunale di Milano», spiega in una nota l’avvocato Massimiliano Annetta, il difensore di Marco Carta. Di fatto oggi la Cassazione ha cambiato decisione rispetto al giudice Caramellino che due giorni dopo l’arresto lo aveva liberato proprio perché «fermo illegittimamente eseguito»; ora il dietrofront che però, secondo la difesa di Carta, non cambia nulla sull’assoluzione a titolo pieno una settimana fa. «Il provvedimento della Suprema Corte attiene soltanto alla presenza o meno dei presupposti legali per l’arresto in flagranza del 31.5.2019 e non supera né attiene in alcun modo la sentenza di assoluzione del 31.10.2018. Solo per gli strani tempi della giustizia italiana una pronuncia che doveva essere logicamente antecedente al giudizio della colpevolezza è intervenuta successivamente, ma questo certamente non le fa assumere valore superiore», conclude l’avvocato di Marco Carta. Lo stesso cantante, pochi giorni fa ospite a Live Non è la D’Urso, aveva spiegato «Non lo potevo dire prima per rispetto delle indagini, ma io ero già uscito dal grande magazzino quando hanno fermato Fabiana, ero intento a guardare il cellulare, mi sono girato e ho visto che la mia amica era stata accerchiata, sono tornato indietro e ho chiesto cosa fosse successo, mi hanno detto “lei è con la signora? Sì, allora ci segua”. Se temevo per me stesso non sarei di certo tornato indietro. Mi hanno fatto male gli insulti, le prese in giro, le offese razziste subite sui social, ma ho gli screenshot e ho già denunciato tutto alla polizia postale». Fabiana Muscas non l’ha più sentita, spiega ancora Marco Carta, «non mi va, credo che sia comprensibile. Non è vero che ha frequentato le mie sorelle, non ne ho, ho due fratelli».

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