La morte di Marco Cestaro non avrebbe nulla a che vedere col suicidio. Dalla perizia di parte dei medici legali è emersa una dinamica agghiacciante: si parla di sevizie, torture e colpi fortissimo. Qualcuno dunque potrebbe averlo sequestrato, torturato barbaramente e poi finito con un colpo alla gola, lasciandolo agonizzante sui binari, dove non erano presenti significative tracce di sangue. Secondo la perizia, la ferita alla gola avrebbe provocato l’emorragia che poi si è rivelata fatale. Una perdita copiosa di sangue – circa tre litri di sangue – di cui non è stata trovata traccia. La madre, Anna Cattarin, continua a battersi per la verità visto che non ha mai creduto al suicidio. «Non credo al suicidio perché le ferite del corpo non sono compatibili con l’impatto col treno. È impossibile. È stato preso, portato in un posto, massacrato e poi portato lì. Forse lo hanno pensato per il precedente del padre», ha dichiarato a La Vita in Diretta. L’avvocato Antonio Cozza in studio aggiunge: «Abbiamo chiesto al giudice di fare ulteriori indagini. Ad oggi c’è un procedimento contro ignoti. Questa vicenda andrebbe ricostruita con maggiore precisione, anche rispetto alle persone sentite. Partiamo dalle dichiarazioni del consulente della procura: dice che non si può escludere che sia stato omicidio». (agg. di Silvana Palazzo)
MARCO CESTARO UCCISO DA SATANISTI?
Il caso della morte di Marco Cestaro è tutt’altro che “chiuso”: il 17enne di Villorba travolto e investito il 16 gennaio 2017 da un treno lungo i binari della linea Treviso-Udine, potrebbe non essersi suicidato come del resto hanno sempre sostenuto anche di recente i suoi familiari. A tre anni di distanza da quel dramma mai del tutto risolto, spunta una testimonianza che sembra indicare addirittura una pista satanista: secondo quanto riportato da Il Gazzettino, una studentessa ha ricevuto una confidenza dal suo compagno di banco « lui disegna simboli religiosi al rovescio, scrive ripetutamente 666 e un giorno le dice di aver incontrato a un rave un tipo che si vantava di aver fatto del male a un certo Marco». Ebbene, questa testimonianza non è di oggi ma risale proprio a qualche mese dopo la tragedia nella stazione di Lancenigo, dove venne trovato agonizzante il 17enne Cestaro. I legali della famiglia hanno infatti chiesto al giudice di rigettare la tesi della procura che parla di suicidio confermato e di disporre invece altre indagini su questa deposizione che porterebbe ad una possibile pista satanista dietro alla morte di Marco.
MORTE MARCO CESTARO: LA MAMMA “NON SI È SUICIDATO”
Un’insegnante di Marco Cestaro, riportata dal Gazzettino, ricorda «Era spaventato dall’idea di Satana»: pare che il giovane temesse il Diavolo che potesse far male alla sua famiglia e proprio qualche ora prima della tragedia-suicidio aveva chiesto alla sua insegnante informazioni sul mondo del satanismo. Ecco la deposizione che potrebbe far cambiare l’intera storia del caso Cestaro: la studentessa agli inquirenti racconta «Il mio compagno di banco disegna spesso simbologie che richiamano il satanismo. In particolare traccia croci capovolte, scrive ripetutamente la cifra 666 e disegna volti con le corna piccole. Lui fa il musicista, e suona in feste e raduni. Un giorno mi ha confidato che proprio in una di queste feste ha sentito un tipo che si vantava di aver fatto del male a un certo Marco. Sono rimasta sgomenta perché ho messo in correlazione tante cose ed ho immaginato che quel giovane di 17 anni poteva essere Marco Cestaro». La famiglia si è largamente opposta alla tesi della Procura che chiede l’archiviazione del caso per “suicidio”: a metà marzo arriverà la decisione del Tribunale e nei giorni scorsi a La Vita in Diretta la madre di Marco, Anna Cattarin, tra le lacrime raccontava «Mio figlio è stato vittima di un pestaggio da parte del branco e lasciato lungo i binari della stazione di Lancenigo. Non si è suicidato, è stato ucciso». Non tornano diversi punti, come ad esempio la perizia sul corpo dilaniato di Marco Cestaro: secondo la mamma e il suo avvocato, riporta ancora al programma di Rai 1, «Marco era stato barbaramente torturato da almeno tre individui, uno dei quali gli aveva fratturato tre dita della mano sinistra, provocato lesioni alle piante dei piedi e spento sigarette sul petto e sul braccio destro. Un soggetto mancino gli aveva tagliato la gola con un mezzo tagliente seghettato e un altro gli aveva spezzato le gambe, verosimilmente con un’accetta, e inflitto un colpo sulla coscia sinistra. Quantomeno un altro teppista l’aveva trattenuto». La tesi della madre è che il ragazzo sia stato pestato da un gruppo e poi sia stato simulato un suicidio: ora la parola passa al Tribunale, ma il caso è tutt’altro che “chiuso”.