Il golpe in Niger è solo l’ultima crisi registrata in Africa, dove l’influenza russa è sempre più palpabile. Intervistato da Libero, l’esperto del Cesi Marco Di Liddo ha ricordato che il Niger non è il primo Paese del Sahel in cui si è verificata una simile situazione: “Semmai è l’ultimo anello di una catena, è il risultato finale. Il dominio c’è già stato”. Tutto è iniziato con la Libia, per poi passare in Sudan, Mali e Burkina Faso.
“Così tutta la fascia saheliana sfugge all’influenza occidentale”, ha proseguito Di Liddo: “E stiamo parlando del confine avanzato esterno dell’Ue, anche nell’ottica italiana del Mediterraneo allargato, tale per cui la nostra sicurezza sul fronte Sud inizia da quella fascia. Quella a cui assistiamo è il frutto del fallimento di oltre 10 anni di missioni francesi e dell’Ue in quell’area per stabilizzarla e debellare il terrorismo”.
L’analisi di Di Liddo
Di Liddo ha posto l’accendo sull’approccio troppo muscolare dell’Occidente, tra missioni militare e gli insegnamenti alle forze armate locali su come sparare ai jihadisti. Secondo l’esperto non c’è stato uno sforzo per costruire e sviluppare istituzioni e governante locali, senza dimenticare che la politica degli aiuti umanitari è stata inefficiente: “Oltre alla carenza di risorse, si sono aggiunti sprechi nella loro assegnazione, anche per la corruzione. In questo quadro, i militari di vari Paesi del Sahel hanno ritenuto di essere essi stessi l’elite dominante e hanno nutrito le ambizioni politiche che li hanno portati al potere”. Di Liddo ha evidenziato che l’approccio della Russia con questi Paesi è stato diverso da quello occidentale, concentrato solo sul sostegno alle giunte militari e alla vigilanza armata di miniere e giacimenti di greggio e gas. E l’esperto ha sottolineato che la pretesa dei golpisti nigerini di cacciare dal Paese le forze militari occidentali potrebbe scatenare un corto circuito: “La missione militare francese e degli altri Paesi alleati è giustificata dagli accordi che erano stati stipulati dal precedente governo democratico nigerino. Ora, il governo golpista deve in qualche modo lanciare appelli propagandistici per galvanizzare i seguaci. Ma non ha interesse allo scontro. E Tchani potrebbe pensare che è meglio lasciar stare il can che dorme”.