Il caso di Marco Ferrazzano, trovato privo di vita sui binari ferroviari di Foggia il 22 gennaio 2021, è tornato al centro di “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. Il giovane si sarebbe suicidato e per bullismo, cyberbullismo e atti persecutori sei giovani sono stati rinviati a giudizio, uno dei quali – stando alle notizie di cronaca riportate dalle testate locali – avrebbe ottenuto il patteggiamento.



Tiziano, padre di Marco Ferrazzano, in lacrime ha commentato: “Non pensavo proprio che finisse così per mio figlio. Non capiamo cosa sia successo e cosa accadesse a Foggia. Andavo sempre a trovarlo per comprendere come stesse, però non mi diceva mai nulla. Mi recavo sempre dall’assistente sociale che seguiva Marco. Era obbligato a fare capriole, lo investivano col motorino, costretto a tagliarsi i capelli. Una situazione molto drammatica e quello che posso fare io è un appello ai genitori: salvaguardate i vostri figli, specialmente i ragazzi fragili! Rivolgetevi ai carabinieri, andate in Questura, non chiudetevi: questo clima di omertà deve finire”.



MARCO FERRAZZANO, IL PADRE TIZIANO: “SUBIVA ANGHERIE CHE VENIVANO FILMATE CON IL CELLULARE”

Le angherie che subiva Marco Ferrazzano venivano filmate con il cellulare e pare che lui avesse il terrore che le clip finissero sul web: “Da quando gli hanno rubato il telefonino è uscito di testa – ha spiegato papà Tiziano –. Non voleva che questi video venissero visti da noi familiari”. Questo sarebbe stato il motivo che l’avrebbe indotto al suicidio.

Antonio Cozza, avvocato del padre di Marco Ferrazzano, ha fornito l’aggiornamento della situazione da un punto di vista legale: Si sta tenendo un processo dinnanzi al tribunale di Foggia e stiamo cercando di fare emergere quale fosse la condizione del ragazzo. Marco era un ragazzo veramente fragile, io lo paragono a una bottiglia di vetro in mezzo a un campo di pietre, abbandonato a se stesso. Era indifeso tra i leoni. Non è semplice, però, lavorare nell’omertà: molti hanno visto, ma non hanno parlato. Dobbiamo trovare le prove, ma confidiamo nella giustizia. Il padre e la sorella di Marco stanno conducendo una lotta che noi sosteniamo”.