Marco Giallini, nel raccontare la drammatica vicenda collegata alla morte della moglie Loredana, avvenuta per un’emorragia cerebrale nel 2011, ha ripercorso su “Il Corriere della Sera” anche una porzione della sua carriera. Inizialmente, per l’attore si sono schiuse le porte del teatro, che gli ha regalato numerose soddisfazioni, mentre per il debutto sul grande schermo ha dovuto aspettare fino all’età di trentacinque anni. Il film in questione era “L’ultimo Capodanno”, diretto dal regista Marco Risi.



“Però sono esploso ancora dopo, a 49, con il Nastro d’argento per ‘Acab’ e la nomination ai David per ‘Posti in piedi in Paradiso’ – ha sottolineato Giallini –. Prima, quando c’era Loredana, avevo fatto 35 tra film e serie, però ero secondo, terzo attore: se sei primo, i progetti li fanno su di te. Lei ha visto solo l’inizio. Sul primo contratto, legge la ‘rata film’, la prima di dieci, ma pensava fosse tutto lì. Dice: ‘Solo questo?’. E io: ‘No, devi mettere un altro zero’. Le vennero le lacrime. Bello o no?”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



MARCO GIALLINI: “PARLO CON MIA MOGLIE MORTA”

Marco Giallini, apprezzato protagonista del nostro cinema e della nostra televisione, si è raccontato in una lunga intervista sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, nel corso della quale ha rivelato il dramma che lo accompagna nella sua quotidianità, connesso alla scomparsa prematura della moglie Loredana (avvenuta nel luglio di dieci anni fa), rivelando che parla ancora con lei, nonostante non ci sia più. “Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta – ha rivelato l’attore –. Quando sto solo e qualcosa non va, dico: Eh amore mio…”. Le dichiarazioni rilasciate da Giallini al quotidiano sono profonde, intime, personali. Quasi uno sfogo su carta di quelle emozioni tenute dentro per due, lunghi lustri: “Il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze”. Una tragedia inenarrabile e ardua anche solo da concepire mentalmente e anche se, come dice lo stesso attore, è capitato anche ad altri, è tutta una questione di testa riuscire a superare quel trauma, da condividere poi con i figli che cercano la loro madre o che si trovano a dovere celebrare a scuola la festa della mamma.



MARCO GIALLINI: “ERO INNAMORATO DI MIA MOGLIE”

Con grande coraggio e trasparenza Marco Giallini ha rivelato sulle colonne de “Il Corriere della Sera” il suo stato d’animo giornaliero. D’altro canto, la morte della sua Loredana è avvenuta in maniera inaspettata, proprio nel momento in cui lui ha scelto di inseguire la popolarità al fine di dare una possibilità di una vita migliore ai propri figli. L’attore ha mantenuto fede alla parola data alla sua consorte e li ha iscritti al liceo classico: uno di loro lo sta frequentando e l’altro l’ha già finito, come da volere materno. Ma il dolore, quel dolore, non si estingue mai. “Ti dimentichi un po’ la voce”, ha continuato Giallini, rimarcando come il ricordo non si possa e non si debba cancellare. Nel suo caso, non è stato neppure sostituito da un altro amore. Ma di chi dovevo innamorarmi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”.

MARCO GIALLINI: “CADDI DALLA MOTO E RIPORTAI 52 FRATTURE”

Nella sua chiacchierata con “Il Corriere della Sera”, Marco Giallini ha dichiarato che si sente un padre realizzato, in quanto i suoi figli lo amano e lui vive per loro: “La notte ancora aspetto il rientro dei ragazzi, sto sempre lì che stanno per morire. Poi, li sento e scrivo: buonanotte, amori”. Un racconto estremamente toccante, a cui ha fatto seguito una riflessione: sì, perché Marco Giallini sa di avere un animo gentile, ma che non riesce a sobbarcarsi tutto. Perché l’animo vicino a Dio “prende tutto. Perché è sensibile, perché ha uno sbaglio di sangue, di vene, di capoccia. Ho capito di avere l’animo gentile da bambino. Quando vedevo tutti felici a casa”. Infine, il ricordo di una sua caduta dalla moto, che gli costò cinquantadue fratture in un colpo solo: “Mi sogno a volte l’attimo che pinzo. Io vado forte. Nelle borgate, ci si giocavano anche i denari, andando a 200 o 240 all’ora. Correvo verso casa, sul bagnato”. Un comportamento da non emulare. L’unico, probabilmente, di Marco Giallini: grande attore, certo, ma anche grande uomo.