Il successo di “Tolo Tolo” è la dimostrazione che il cinema comico è più attento all’attualità del cinema d’autore. Non ha dubbi in tal senso Marco Giusti, autore e conduttore televisivo, creatore di Blob con Enrico Ghezzi. Nell’intervista rilasciata a “La Verità” ha spiegato che è stato così anche in passato con la commedia italiana. «Quest’anno i cinepanettoni intelligenti, senza situazioni volgari o imbarazzanti, sono andati bene. È come se questo cinema fosse riuscito a rappresentare un Paese più composto di quello reale che vedevamo fino a qualche mese fa». Quando si tratta però di entrare nel merito del film si fa critico: «Il film rimane strano, non può stare con i porti chiusi, ma non prende posizione». Su un tema come quello dell’immigrazione ci si aspetta una presa di posizione, infatti Marco Giusti tira in ballo “La grande guerra” col suo finale forte. «Qui tutto si risolve nella trovata musical. E quello che non ha fatto Zalone lo fanno i critici dandogli un senso politico che non ha».
MARCO GIUSTI SU TOLO TOLO “ZALONE DOVEVA RESTARE CON GENNARO NUNZIANTE”
Marco Giusti nell’intervista a “La Verità” ha commentato anche il “peso” che ha l’assenza di Gennaro Nunziante – regista storico di Checco Zalone – in “Tolo Tolo”. «Avrebbe evitato qualche scelta grossolana e dato più ritmo alla storia». I due dunque mescolavano bene le loro peculiarità: «Avevano sempre agito come una coppia comica: Gennaro, rigoroso e cattolico, e Checco che stravolgeva le situazioni “democratiche”». Secondo Marco Giusti il produttore Pietro Valsecchi ha avuto un ruolo nell’esclusione del regista Gennaro Nunziante, quindi ha spiegato quale è stato. «Credo abbia voluto escluderlo perché pensava che Checco solo fosse più forte. Temo abbia sbagliato». Secondo l’autore e conduttore, che si considera uno storico ma si diverte «a rompere le scatole difendendo il cinema popolare» comunque “Tolo Tolo” è l’ultimo film per la Taodue, poi si metterà in proprio. Ma a tal proposito avverte: «Io penso che abbia bisogno di un’interfaccia intelligente con cui confrontarsi. Anche Alberto Sordi funzionava meglio quando lavorava con Rodolfo Sonego».