Marco Mancini, ex 007 italiano considerato tra i (se non il) principali esperti del settore, ha conversato con Vittorio Feltri della guerra in Medio Oriente, a fronte soprattutto della recente uccisione in Libano di Saleh al-Arouri, numero due di Hamas, nonché principale negoziatore con l’Iran. Una morte, spiega l’esperto di intelligence, che rappresenta “la prima vera vittoria di Israele dopo il 7 ottobre”.



Un attacco, però, che secondo Marco Mancini non poterà gli ayatollah “a fare niente, hanno paura, continueranno a mandare avanti i loro vassalli in Yemen e Palestina, ma non entreranno direttamente nel conflitto”. Sulla missione in sé, spiega, che “sabato scorso Arouri si è mosso dalla zona sud di Beirut in Egitto, dove si è incontrato con i delegati dei servizi egiziani e della Cia per trattare la riconsegna degli ostaggi”. Il Mossad, spiega Marco Mancini, che pedinava al Arouri “è stato tentato di procedere all’esecuzione, ma questo avrebbe potuto avere contraccolpi negativi” ed ha, dunque, atteso il suo passo successivo, pedinandolo fino al punto in cui è stato, infine, colpito, mentre era “con altri capi” dei movimenti terroristici palestinese e libanese.



Marco Mancini: “L’uccisione di al Arouri ha sconquassato Hamas”

La morte di al Arouri, spiega ancora Marco Mancini, è stata positiva, perché essendo che “Hamas non ha una gerarchia formale, ma funzionale, [tagliando] via una delle tre persone della trinità (restano ora solo il numero uno Mohammed Deif e il numero tre Yahya Sinwar, entrambi nascosti nei tunnel di Gaza, ndr.), e per di più dove era protetto da Nasrallah, leader di Hezbollah, e dai guardiani della rivoluzione iraniani, è qualcosa che sconquassa il fronte nemico di Israele”.

Marco Mancini, poi, parlando strettamente del conflitto, sottolinea che “alcune decine di ostaggi, quelli con maggior peso militare, adesso sono state trasferite nella zona dei tunnel oltre i confini con l’Egitto, sotto Rafah”, ed analizzando la posizione dell’Egitto la definisce, se non altro, dubbia. “I beduini del Sinai”, spiega, “sotto lo sguardo benevolo dei servizi egiziani, hanno istruito i palestinesi di Hamas nell’uso dei deltaplani e a esercitarsi nello sparare standoci appesi”. Rimane vero, tuttavia, sottolinea ancora Marco Mancini, che “l’Egitto aiuta nella trattativa” e si può considerare che la sua posizione sia “nel mezzo”, similmente a “tanti altri da quelle parti”.