Marco Marzocca nel mondo della tv ci si è trovato un po’ per caso. A “Weekly”, il comico e attore racconta: “Nel febbraio del 1994 ho debuttato in tv. Io sono figlio di farmacisti e facevo il farmacista. La tv è cominciata come un gioco, con una mia apparizione a Tunnel, che doveva essere una cosa una tantum. E invece è cominciato tutto. È tutto merito di Corrado Guzzanti, se mi è cambiato la vita è grazie a lui. C’ho messo trent’anni per andare in scena da solo. Dovevo farlo prima del Covid ma ha bloccato tutto. Ho debuttato più di un anno fa con questo spettacolo, ‘Chi me lo ha fatto fare’“.



Il comico, tornando indietro nel tempo, ricorda: “Nel mio debutto assoluto facevo Michelino nella parodia del Tg4 di Emilio Fede. In tv sono arrivata grazie a un mio amico carissimo che aveva comprato una telecamera e noi giocavamo a fare la televisione. All’epoca era fantascienza. Giocammo un pomeriggio intero a fare la televisione e io la portai alla redazione di ‘Avanzi’ perché avevo desiderio di conoscerli, ero un loro fan. Loro mi chiamarono e mi dissero che erano interessati ad uno dei miei personaggi“.



Marzocca: “Bilancio super positivo grazie al pubblico”

Nel corso della sua carriera, Marco Marzocca ha lavorato anche con Gigi Proietti: “Mi ha arricchito non solo professionale ma anche umanamente. Lui era una persona meravigliosa e io lo voglio dire a tutti. Umanamente era una persona eccezionale, portava gioia alle persone che lo circondavano. Con lui ho girato varie stagioni di ‘Una pallottola nel cuore’. La maggior parte delle scene le giravo con lui. Era talmente bello stare con lui che quando finiva la produzione e tornavo a casa, c’erano quasi le lacrime. Negli ultimi anni della sua vita ci siamo frequentati molto e per me resterà un pezzo della mia vita“.



Per Marzocca, impossibile non ricordare anche Fabrizio Frizzi: “È sempre nei nostri cuori, nel mio in particolare perché era un grande amico”. Infine, un bilancio sui suoi primi trent’anni di carriera: “È super positivo grazie al pubblico. Le manifestazioni di affetto che ho ricevuto e che continuo a ricevere sono quelle cose che secondo me è la moneta più bella per chi fa il mio lavoro“.