Si parla spesso di pilastri della musica italiana, di personalità capaci di farsi largo non solo con la potenza vocale ma soprattutto con le doti da autore. In tale contesto, occupa un posto di rilievo uno dei massimi rappresentanti della canzone nostrana. Classe 1964, originario di Firenze; la carriera di Marco Masini coincide fin dai primi anni con il sogno di vivere di musica e dopo la gavetta tra il finire degli anni settanta e i primi anni ottanta è l’incontro con Giancarlo Bigazzi a risultare come vera e propria ‘volta buona’ per il cantautore. Quest’ultimo è fra i primi a credere nelle sue capacità artistiche, sia per scrittura che per voce; insieme realizzeranno proprio il brano che ha portato per la prima volta Marco Masini a Sanremo nel 1990, ‘Disperato’.
Inevitabilmente la carriera in ascesa di Marco Masini incontra la kermesse canora per eccellenza, il Festival di Sanremo. Due vittorie per il cantautore, prima nel ‘90 con Disperato per il circuito delle nuove proposte e poi tra i big nel 2004 con L’uomo volante. Due esperienze lontane l’una dall’altra 14 anni ma che hanno reso Marco Masini una vera e propria icona della musica italiana. In totale, il cantautore è salito sul palco dell’Ariston altre 7 volte conquistando, al di là del piazzamento, con la particolarità del suo timbro graffiato e con la profondità delle sue canzoni.
Marco Masini, perchè si diceva che portasse sfortuna? “Superstizioni stupide…”
Non tutto è andato sempre in maniera lineare nel percorso artistico di Marco Masini. Proprio il cantante in passato ha raccontato di un periodo buio, scandito dal circolo di alcune voci assurde e insensate sul suo conto che lo portarono verso derive lontane dal sogno di vivere di musica. “Quando qualcuno nell’ambiente cominciò a far girare quelle voci fastidiose, sai, quelle cose odiose che dicevano già da tempo anche in una grande artista che poi si tolse la vita? ‘Porta sfiga, emana energie negative’. Ma l’unica persona a cui potevo portare sfiga ero io”. Queste le parole di Marco Masini in un monologo a Le Iene, dove poi aggiunse: “…Non per delle superstizioni stupide, ma perché abbagliato dal successo troppo veloce che mi aveva fatto perdere di vista quello che veramente era importante per me, la musica”.