Marco Mengoni si racconta: “Per anni sono stato dismorfico”

Marco Mengoni ha rilasciato una lunga intervista per il Corriere della Sena nella quale si è aperto, raccontando alcuni retroscena sulla sua vita. 64 dischi di platino, 10 anni di carriere ed oltre 1,7 miliardi di ascolti alle sue canzoni, mentre sulla sua infanzia ne parla come di un periodo piuttosto duro, segnato dal “dismorfismo, un problema di famiglia”. “Sono cresciuto in una famiglia matriarcale“, racconta Mengoni, “nonna Iolanda è rimasta vedova presto e ha fatto la mamma, la nonna e la manager del negozio di famiglia”.



“Ci teneva all’apparenza”, ricorda in merito a sua nonna, “sempre precisa nel trucco e nei capelli”. “Lei, mamma e zia erano donne bellissime che però nell’intimità soffrivano vedendosi piene di difetti“, ed è proprio questo il punto del dismorfismo, avvertire in se stessi dei difetti fisici che non esistono o che vengono amplificati a dismisura nella propria percezione di sé. Un problema che, inevitabilmente, si è ripercosso anche su di lui, che “da ragazzino (..) non pensavo proprio di poter avere appeal“. “106 chili, avevo i capelli lunghi che mi coprivano gli occhi”, racconta Marco Mengoni al Corriere, “ho fatto fatica a capire il confine tra bellezza oggettiva e soggettiva, così ho iniziato a lavorare su me stesso”.



Marco Mengoni: “Ho avuto una vita non facile”

“È stato difficile accettare che gli altri mi vedessero bello”, continua a raccontare Marco Mengoni nella sua intervista per il Corriere della Sera. “All’inizio della carriera non capivo cosa vedessero e cosa capissero gli altri di me”, ricorda, ma “ho scoperto che la musica è un mezzo potente, che mi ha aiutato ad alleviare tanti momenti di una vita non facile”. E proprio su questi momenti non facili della sua vita viene imbeccato. “Non sono cose di cui amo parlare”, confessa subito Marco Mengoni, “sono stato punzecchiato dalla vita e dal karma (..) ho perso delle persone e ho passato mesi a non guardare più i messaggi e le foto per non avere ricordi”. Mentre ora, i suoi traumi ha capito come affrontarli: dedica “un giorno alla settimana a me stesso” e si impegna in “respirazione, meditazione, mindfulness”. Afferma di aver battuto la paura di addormentarsi, “legata alla paura di perdere il controllo”, ma persiste in lui una leggera “paura di perdere i punti di riferimento”.



I ricordi di famiglia di Marco Mengoni

Andando avanti nella sua intervista per il Corriere, Marco Mengoni sostiene che suo padre “rappresenta la parte terrena e l’istinto”, mentre sua madre “quella celebrale e spirituale”. Sul suo passato si ricorda “la malinconia del Natale“, visto che lui stesso è nato il 25 dicembre “e non ho mai avuto la festa di compleanno”, confessando anche che “avevo un po’ di invidia per gli altri amichetti”.

Marco Mengoni racconta di essere cresciuto con suo nonno, perché “i miei genitori lavoravano molto”. “In famiglia c’era molto talento”, racconta, “mamma cantava nei piano bar (e) alle medie mi obbligò a prendere lezioni di pianoforte” che lui odiava. “Avevo l’hobby del cavallo”, che poi ha abbandonato per via di un momento di paura (anche se dopo confessa che “ci sono tornato, e ci siamo riappacificati”), e “chiesi di prendere lezioni di chitarra”. Poi le prime band adolescenziali, tra rock, punk ed inediti, fino al successo, a 18 anni, coronato adesso con una carriera di tutto rispetto alle spalle di Mengoni ed un futuro ancora migliore davanti.