Marco Milano, in arte Mandi Mandi, parla della depressione che l’ha travolto nel periodo della pandemia, tra il lockdown e i problemi con il fisco che lo hanno privato di tutto, anche della casa. “La depressione è subdola, ti annienta, ti abbassa tutta l’autostima, perdi desiderio per tutte le cose piacevoli, per lo studio, per il lavoro e quindi continui ad accumulare pensieri cattivi e negativi” racconta a Storie Italiane, ricordando quel periodo in cui non aveva soldi e neanche un amico, un avvocato che potesse fornirgli supporto.



Attore e cabarettista, Marco Milano “Mandi Mandi” è tra i volti storici di programmi quali ‘Mai dire gol’ e ‘Quelli che il calcio’. Il primo episodio depressivo nel 2014, ma i problemi con il fisco risalgono già dal 2008. Poi il Covid e lo stop forzato alle attività, alla possibilità di ottenere nuovi lavori. E infine la forza di chiedere aiuto: “sono andato via da dove abitavo e sono andato in Puglia, dove degli amici mi hanno ospitato a casa – racconta Marco Milano a Storie Italiane – ho fatto delle sedute di psicoterapia e ho iniziato a prendere dei farmaci anti depressivi”. La depressione che poi ritorna, “fino a quando ho avuto la forza di darmi un colpo di reni, mi sono detto ‘diminuisco le medicine, mi alzo presto la mattina vado a correre in riva al mare e riprendo a suonare la chitarra’”. A quel punto ho iniziato a tenermi impegnato con la mente” e da lì è iniziata la risalita e il ritorno a una vita libera dal peso della depressione.



Marco Milano “Mandi Mandi” e Federico Vespa, il peso della depressione: “malattia b*starda”

Nel salotto di Eleonora Daniele, anche Federico Vespa racconta la sua adolescenza caratterizzata dal peso dalla depressione. “Ne sono uscito definitivamente alcuni anni fa – rivela a Storie Italiane – Avevo 18 anni, era una depressione giovanile”. E riconosce che “la cosa che mi ha colpito nel sentire Barbara De Rossi è la bast*rdaggine di questa malattia, che in un nanosecondo ti prende e ti porta via”.

Federico Vespa racconta a Storie Italiane com’è stato vivere sulla propria pelle la depressione: “nel mio caso è successo da un minuto all’altro. Non sentivo più nulla, avevo un nodo in gola perenne”. E riconosce che “il mio errore è stato di aspettare due anni. Sono esploso, andai da mia madre e le dissi che non ce la facevo più. Lei capì il problema e iniziai con la terapia e con i farmaci”. E conclude con un invito rivolto a tutte quelle persone che vivono la depressione e anche altri malesseri ancora troppo difficili da confessare: “se pensate che non si debba manifestare il disagio per paura del giudizio altrui, allora eliminate quella gente dalla vostra vita e soprattutto parlate”.