Marco Minniti, ospite a Piazza Pulita su La7, ha commentato la guerra tra Israele Hamas: “In questo momento del conflitto ci sono molte ombre e una piccolissima luce. Le ombre sono i bombardamenti su Gaza e sui centri profughi. La luce è l’apertura del valico di Rafah. Alcuni bambini che erano in ospedale hanno potuto raggiungere l’Egitto e possono essere curati. L’apertura per il momento riguarda però solo 7 mila persone”, ha affermato.



Il modo in cui il Governo di Benjamin Netanyahu sta replicando all’attacco dello scorso 7 ottobre, tuttavia, secondo l’ex Ministro dell’Interno, è errato. “Il problema è non riuscire a sganciarsi dalla sfida che i terroristi hanno imposto. Non c’è dubbio alcuno che la responsabilità principale sia di Hamas e che questa sia un’organizzazione terroristica. Il suo obiettivo è costringere il nemico ad adottare delle forme di conflitto che lo allontanino dalla civiltà. È il rischio che sta correndo Israele, quello di farsi assuefare dalla sfida del terrorismo. Bene, noi siamo in Italia, la patria di Machiavelli. Io mi sento però di dire oggi che il fine non giustifica i mezzi”.



Marco Minniti: “Hamas vuole allontanare Israele da civiltà”. Il ruolo dell’Europa

La strategia che Israele dovrebbe adottare contro Hamas, piuttosto, è quella di portare dalla sua parte i palestinesi. “Non è scontato sradicare Hamas e soprattutto una campagna casa per casa con i civili che stanno dentro Gaza può diventare qualcosa di veramente incontrollabile. Non bisogna mai perdere l’umanità. Una democrazia che non riesce a tenere insieme la forza della risposta e il principio dell’umanità è una democrazia che rischia di perdersi. È necessario rompere quel legame che c’è tra il terrorista e i civili”, ha sottolineato Marco Minniti.

“Io capisco perfettamente il dolore di Israele, quello di persone che hanno subito quell’attacco drammatico. Io capisco anche il fatto che ci si senta esposti fisicamente a questa guerra. La condizione psicologica è pesante. È per questa ragione che bisogna, a mio avviso, accentuare un’offensiva di convincimento”, ha precisato. E conclude: “Noi siamo di fronte di una leadership debole in Israele. Il commander in chief è un uomo perseguitato dalle sue responsabilità. La risposta ad Hamas deve essere una discussione sui due popoli e due stati, perché Hamas non vuole due popoli e due stati. Vuole un solo Stato e non vuole l’esistenza di Israele”.