Secondo il pubblico ministero “E’ Marco Mottola l’autore dell’omicidio di Serena Mollicone”. Questa una parte della requisitoria del pm Maria Beatrice Siravo durante l’udienza di oggi nel processo sulla morte della giovane studentessa di Arce, uccisa il primo giugno di 21 anni fa, all’età di soli 18 anni, nella caserma dei carabinieri. Secondo la pm non può reggere la tesi della difesa secondo cui la morte di Serena Mollicone sarebbe avvenuta fuori dalla caserma e a seguito di un colpo contro una superficie non compatibile con una porta. Un’accusa dura e precisa quella del pubblico ministero, a cui si è giunti anche attraverso la scienza, grazie ai frammenti della porta dell’alloggio di servizio della stessa caserma, dove la ragazza sarebbe stata aggredita, e dove sono stati trattenuti dei capelli della vittima.



“L’ulteriore prova dell’aggressione avvenuta contro la porta è stata data dal calco del pugno in 3D realizzato con le mani appartenenti agli imputati Marco Mottola e Franco Mottola. Nessuno dei due calchi è compatibile con il foro presente sulla superficie della porta”, aggiunge ancora il pm come si legge su Repubblica, andando contro, anche in questo caso, alla tesi della difesa secondo cui la “botta” sulla porta sarebbe stata causata da un pugno sferrato in un momento d’ira. Gli imputati del processo per la morte di Serena Mollicone sono, ricordiamo, Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante della caserma, e la moglie Anna Maria. Imputati anche il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato dei carabinieri, Francesco Suprano.



“MARCO MOTTOLA HA UCCISO SERENA MOLLICOLE”, LA RAGAZZA POTEVA ESSERE SOCCORSA

Marco Mottola ha sempre rimandato al mittente ogni accusa, e in aula aveva detto: “Non ho ucciso Serena Mollicone, né nessuno dalle mia famiglia l’ha fatto. Non ho mai litigato con lei che conoscevo dai tempi delle scuole medie. Conoscevo Serena perché andavo a ripetizioni di francese dal padre. Ci siamo frequentati in comitiva fino ai 16 anni, non abbiamo mai avuto una relazione, nessun flirt”.

Stando alla ricostruzione dei medici legali, come riferisce ancora Repubblica, la giovane sarebbe stata aggredita presso l’alloggio di servizio di Mottola, sbattuta contro la parete; a quel punto la ragazza avrebbe perso i sensi a causa di alcune fratture craniche ma non era ancora morta e poteva essere soccorsa: “Fu lasciata, invece, in queste condizioni per 4/6 ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento”.