Marco Natali è un giovane studente di 22 anni, iscritto alla facoltà di Chimica. Domenica scorsa c’era anche lui in piazza a Lodi insieme a 200 no vax, che contestavano il vaccino e l’obbligatorietà del Green Pass a squarciagola. Un’ideologia che Natali rispetta e non condivide, soprattutto quando si dice che i morti Covid non esistono, perché a ucciderli sarebbero stati i medici negli ospedali, non il virus. Marco non ci sta: suo padre, Marcello, era un medico di Caselle Landi e di Codogno, che ha combattuto in prima linea il Coronavirus sin dai suoi esordi, sin dalla prima zona rossa, quando ancora non si conosceva fino in fondo la potenza e la pericolosità del SARS-CoV-2.
Così, Natali si è fermato, ha ascoltato una parte del comizio e poi è intervenuto. Ha preso la parola, ha raccontato il dramma suo e della sua famiglia. Ha ricordato il sacrificio fatto da suo padre per salvare “anche persone come loro”, che non deve essere vanificato. E, ha aggiunto, “se ci fosse stato il vaccino, mio padre sarebbe ancora vivo, magari voi no”. Sono seguite bordate di fischi, con qualcuno che ha messo in dubbio anche la causa di morte dell’uomo. Al Tg1, il giovane ha asserito: “Se in quel momento mio padre si fosse fermato, non sarebbe stato in pace con se stesso, come sarebbe successo a me se sabato non avessi detto niente. Credo sia stato questo l’insegnamento più grande che mi ha dato”.
MARCO NATALI: “MIO PADRE NON RESPIRAVA PIÙ”
Anche ad “Agorà Estate”, questa mattina, Marco Natali ha evidenziato che suo padre ha sempre visitato tutti, senza rifiutare nessuno, evitando che tante persone finissero intubate: “Ecco perché nessuno può permettersi in piazza di dire una cosa del genere. Non sai in quel momento chi stia passando, al posto mio poteva capitare una madre che aveva perso un figlio. Dire una cosa del genere è veramente troppo”.
Affermazioni ribadite anche ieri sera al Tg4, durante il quale Natali ha affermato di essere stato ferito da quelle parole: “Il 18 marzo dell’anno scorso ho perso mio padre, medico di famiglia in Lombardia. L’11 marzo è stato ricoverato e mi ha inviato un sms nel quale diceva che non respirava e che l’avrebbero dovuto ricoverare. Nel giro di una settimana non c’era più. Merita di essere ricordato e la gente deve essere informata su quello che gli è successo: con il vaccino lui sarebbe ancora con noi”.