Il mistero sul caso Marco Pantani, un finale senza soluzione…
La storia e il mistero di Marco Pantani, dal mito alla fine sconvolgente in una stanza d’albergo del Residence “Le Rose” di Rimini ancora oggi velata di un giallo mai risolto: qualcuno ha ucciso il “Pirata” del ciclismo? Secondo i genitori del campione, la sua esclusione dal Giro d’Italia del 1999 per ematocrito alto riscontrato in un controllo a Madonna di Campiglio, a due tappe dalla conclusione di una competizione che lo vedeva in testa, ha segnato l’inizio di un disegno perverso, con una regia occulta e mai individuata, per annientarlo come uomo e come atleta.
Gioco Sporco – I misteri dello sport, docufilm di SportMediaset in onda il 14 marzo 2024, ha dedicato una puntata a Marco Pantani e al caso che ancora oggi morde le cronache con un carico di interrogativi insoluti e di ombre. Secondo la ricostruzione ufficiale, mai accettata dalla famiglia, quel 14 febbario 2004 Marco Pantani, solo e delirante nella camera riminese in cui si era rifugiato da giorni, avrebbe trovato la morte per una overdose da cocaina e psicofarmaci. “Sono stato controllato già due volte, avevo già la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito e oggi mi sveglio con una sorpresa. Credo che c’è qualcosa sicuramente di strano e devo dire che ripartire, questa volta, sarà difficile. Sono ripartito dopo dei grossi incidenti, ma moralmente questa volta credo che abbiamo toccato il fondo“. Era il 5 giugno 1999 quando Marco Pantani, al termine di una giornata convulsa sotto il pressing dei media e di chi gridava al doping a margine della squalifica, a Campiglio rilasciava una dichiarazione alla stampa per cristallizzare il suo stupore, la sua rabbia e le sue considerazioni sui risultati delle analisi che avrebbero segnato per sempre la sua carriera decretandone la fine e aprendo a un declino che, per chi lo conosceva e lo ha sempre sostenuto, ha tutto il sapore di un complotto.
Marco Pantani, il mito oltre il buio: chi era il Pirata, campione del ciclismo tra gloria e dannazione
Marco Pantani è nato il 13 gennaio 1970 all’Ospedale Bufalini di Cesena, figlio di Tonina e Paolo Pantani e fratello minore di Manola, che aveva 15 mesi al momento della sua nascita. La sua infanzia, come ricostruito sul sito web della Fondazione creata in sua memoria, è trascorsa all’insegna della curiosità. “Voleva sapere, sognava, ed aveva già definiti i contorni delle passioni. Imparò ad intingere la sua vivacità negli interessi più vari, spesso in alternativa alla scuola, dove non eccelleva, proprio perché non dedicava a libri e quaderni il meglio di se stesso“.
Dopo un primo incontro con il calcio, avrebbe capito molto presto che era il ciclismo la sua naturale dimensione. Il posto dove stare nel mondo per mettere a frutto un talento poi diventato leggenda. Affermatosi come scalatore puro, capace di imprese straordinarie e irripetibili nella storia dello sport in sella alla sua bici, è arrivato a conquistare l’olimpo dei più grandi e a vincere Giro d’Italia e Tour de France nel 1998. “In questo momento vorrei solo un po’ di rispetto e fare un saluto ai tifosi. Mi dispiace solo per il ciclismo“. Le ultime parole di Marco Pantani il 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio dopo la squalifica, un passo prima dell’abisso che avrebbe inghiottito per sempre la sua vita.