Le Iene “Inside” torna ad occuparsi della morte di Marco Pantani in occasione dello speciale “Riflessioni sulla Giustizia”, che propone un’analisi per comprendere quale sia lo stato della giustizia nel nostro Paese. L’inviato Alessandro De Giuseppe da tempo cerca di chiarire i punti oscuri del caso, ma a distanza di quasi vent’anni da quando il ciclista fu ritrovato privo di vita in una camera d’albergo a Rimini, ci sono ancora numerosi dubbi in merito alle cause del decesso.



L’autopsia effettuata sul corpo dell’atleta dopo il ritrovamento sostenne che la morte fosse da ricondurre a un edema polmonare e cerebrale, conseguente ad un’overdose di cocaina e, secondo una perizia effettuata in seguito, anche da psicofarmaci. È un aspetto certo che Marco Pantani facesse uso di droghe, ma non sembrerebbe altrettanto certo che queste lo abbiano portato alla morte. A parlarne, in passato, è stato il suo spacciatore stesso, Fabio Miradossa. “Non sniffava la roba, ma la fumava. In quella stanza del residence c’è solo traccia di cocainomani che sniffavano. Chi ha creato quella situazione non era informato bene. È stato ucciso”, ha affermato.



MARCO PANTANI MORTO PER OVERDOSE DI COCAINA? I DUBBI…

A insinuare alcuni punti di domanda sulla possibilità che Marco Pantani sia morto per overdose di sostanze stupefacenti a coloro che lo conoscevano è proprio la scena del crimine, che era del tutto in ordine, sebbene la documentazione della Procura sostiene che la vittima fosse in stato alterato prima del decesso. Il ciclista venne ritrovato sul soppalco della stanza d’albergo, vicino al letto, a testa in giù e in una pozza di sangue. A fianco, secondo i rilievi della scientifica, aveva una pallina di cocaina. Alcuni testimoni, tra cui il personale della struttura, intervenuti sul posto per soccorrere l’atleta, tuttavia, negano di averla vista al loro arrivo.



La receptionist, a tal proposito, ha anche rivelato che prima della morte, Marco Pantani aveva lamentato la presenza di alcune persone che lo disturbavano. In quella occasione tuttavia non avvisò i Carabinieri. Secondo il processo, però, il ciclista nei giorni antecedenti al decesso non incontrò nessuno né uscì dalla camera. Una versione smentita da alcuni testimoni, che lo incontrarono, e che non convince neanche Fabio Miradossa. “Marco aveva prelevato 20 mila euro per pagare una nuova fornitura di cocaina e per dei vecchi debiti che aveva con me. Quei soldi non sono mai stati ritrovati nella stanza. Bisogna seguire la pista di quei soldi”, ha affermato in passato.