Si susseguono rapide le suggestioni (o forse a questo punto sarebbe meglio parlare di vere e proprie prove) sulla misteriosa morte dell’ex campione di ciclismo Marco Pantani, trovato morto il 14 febbraio del 2004 in una stanza dell’albergo ‘Le Rose’ di Rimini in seguito all’esclusione – che di fatto rovinò la sua carriera – dal Giro d’Italia dell’anno precedente perché risultò positivo al doping: un caso che visto così sembra piuttosto chiaro dal prologo all’epilogo, ma che nasconde diverse incongruenze sulle quali la famiglia del Pirata non è mai stata disposta a fare alcun passo indietro, nonostante gli oltre 20 anni passati dal caso e le tre richieste di archiviazione dell’indagine.



Solo recentemente – e ve ne avevamo parlato in quest’altro articolo – è stato aperto l’ennesimo filone d’indagine sulla morte di Marco Pantani che ha già portato a decine di interrogatori (ma, è bene dirlo, a nessun indagato) con l’ipotesi che i campione di sangue del Pirata siano stati manomessi da alcuni presunti collaboratori della Camorra per interrompere la sua corsa verso la – ormai certa nel momento in cui risultarono positivi al doping – vittoria del Giro d’Italia.



L’ex Ris: “Ci dissero di aspettare fuori dalla stanza di Marco Pantani per alcuni minuti”

Secondo questo filone investigativo, la Camorra aveva tutte le ragioni per far perdere Marco Pantani dato che una vittoria (e lo ripetiamo: ormai certa alla penultima tappa del Giro) li avrebbe costretti a pagare migliaia e migliaia di euro di scommesse illegali che avrebbero causato – come ha spiegato l’ex boss del clan camorrista di Mondragone, divenuto collaboratore degli inquirenti – la “bancarotta” dell’associazione mafiosa: una tesi – e anche qui è bene dirlo – che per ora rimane una semplice suggestione, ma avvalorata ulteriormente dalle dichiarazioni rese da altri due testimoni che all’epoca facevano parte dei Ris che entrarono in quell’albergo



Secondo quanto ha riferito l’ex assistente capo dei Ris Maria Teresa Bisogni – citata da LaPresse e diversi altri media nostrani – quando lei ed un collega arrivarono fuori dalla stanza in cui giaceva il corpo di Marco Pantani qualcuno “diede disposizioni affinché aspettassimo fuori“: una circostanza inusuale – oltre che contraria ai classici protocolli – dato che in qualsiasi scena dei un potenziale reato “per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati” per evitare di inquinare prove potenzialmente cruciali.