Il pusher Fabio Miradossa, lo spacciatore di cocaina che accusato di vendere la droga a Marco Pantani, aveva già effettuato una deposizione nello scorso mese di gennaio davanti alla commissione Antimafia, affermando la sua verità sulla morte del Pirata, versione tornata a galla con il nuovo approfondimento della trasmissione televisiva Le Iene: “Marco è stato ucciso, l’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato. Qualcosa stava facendo per arrivare alla verità, quest’ultima è però una mia convinzione“, questa la sintesi della deposizione all’Antimafia di Miradossa, una versione che il pusher continua a portare avanti con convinzione. (agg. di Fabio Belli)



MARCO PANTANI, SUICIDIO O OMICIDIO? LA PALLINA DI COCAINA

Come è morto realmente Marco Pantani? Si è trattato di un drammatico suicidio o, come sostiene anche mamma Tonina, il Pirata è stato ucciso? Sono questi gli interrogativi cruciali sui quali si fonda lo speciale de Le Iene realizzato da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese in onda nella prima serata di oggi su Italia 1. Il 14 febbraio 2004 è una data che segnò profondamente la storia del ciclismo italiano e non solo: quel giorno Pantani fu ritrovato senza vita in una stanza d’hotel a Rimini. Il ciclista aveva appena 34 anni, il suo corpo era riverso in una pozza di sangue e cocaina. Un apparente suicidio che tuttavia racchiude numerose incongruenze, come ribadito anche dalla madre per la quale Marco era così fortemente legato alla vita da non aver potuto compiere un gesto così tragico. A far emergere molteplici dubbi è anche il video girato dalla polizia scientifica nella stanza in cui morì Pantani – ufficialmente per un mix di farmaci e cocaina che gli procurarono un arresto cardiaco – dopo circa due ore dall’allarme. Il corpo del Pirata fu rinvenuto sul soppalco, vicino al letto, a testa in giù e in una pozza di sangue. Nel bel mezzo di questa pozza gli inquirenti trovarono una pallina di cocaina. Eppure diversi testimoni che intervennero nella stanza nel tentativo di soccorrere Pantani, e lo stesso personale del residence negarono di averla vista al loro arrivo. Fu, dunque, messa in un secondo momento?



MARCO PANTANI, SUICIDIO O OMICIDIO? IPOTESI E DUBBI

Un altro punto che solleva dubbi sulla morte di Marco Pantani ha a che fare ancora con la droga: secondo Fabio Miradossa, lo spacciatore del ciclista che gli riforniva la coca, Marco “è stato ucciso”, come dichiarato sempre ai microfoni de Le Iene. Una tesi fortemente sostenuta alla luce anche del fatto che, a suo dire, Marco “non sniffava la roba ma la fumava e in quella stanza del residence c’è solo traccia di cocainomani che sniffavano. Chi ha creato quella situazione non era informato bene…”. Ma le incongruenze restano molteplici, come ad esempio lo stato in cui è stata rinvenuta la stanza dell’hotel Le Rose. Secondo quanto emerso dal processo, Marco prima della morte sarebbe stato colto da una crisi psicotica in preda a un delirio di farmaci e droga. In preda al delirio avrebbe sfasciato la stanza.



A pensarla diversamente è stato però il medico legale della famiglia Pantani, De Rensis, che ha spiegato: “Tutto è appoggiato per terra e non rotto come farebbe pensare un delirio. Nel bagno c’è uno specchio che sarebbe stato divelto da una persona in preda a un delirio psicotico, ma appoggiato per terra, intatto. Tutto è appoggiato per terra, ma niente di rotto”. E poi c’è la misteriosa questione legata ai soldi: Marco avrebbe prelevato 20mila euro per pagare una fornitura di cocaina e alcuni debiti che aveva con Miradossa, eppure nella stanza non fu rinvenuto il denaro. “Bisogna seguire la pista di quei soldi”, aveva commentato lo spacciatore. Infine, come avevano rammentato Le Iene, ci sarebbe un altro elemento misterioso, ovvero la tesi su cui si basò il processo e che stabilì che Pantani non fu ucciso: secondo i giudici il Pirata visse i suoi ultimi giorni isolato in quella stanza, eppure le testimonianze raccolte dal programma di Italia 1 sembrerebbero dire il contrario.