Marco Paolini incidente: patteggiata condanna a un anno di reclusione

Il 17 luglio 2018 per l’attore Marco Paolini sarà una data difficile da dimenticare. Paolini si trovava a bordo del suo mezzo, sulla A4 Milano-Venezia nei pressi di Verona, quando tamponò con violenza un’auto guidata da due donne. Uno schianto, una di loro, la 53enne Alessandra Lighezzuolo, perse la vita. A distanza di quasi un anno dalla tragedia, culminata sul piano legale con un patteggiamento a un anno di reclusione per omicidio stradale, Paolini decise di rompere il silenzio e di parlare per la prima volta di quanto accaduto in una intervista al Corriere della Sera. Da allora l’attore e regista vive con il peso di aver causato una perdita irrimediabile.



Nel ripercorrere i momenti precedenti all’incidente, Marco Paolini aveva confidato di avere avuto a che fare con una brutta tosse (che scoprì poi essere un polipo) che lo accompagnò anche durante il viaggio di ritorno verso casa, dopo un suo spettacolo: “C’era molto traffico. Impossibile correre. Si andava in colonna. Viaggiavo sulla corsia centrale. A un certo punto mi è tornato un attacco di tosse. E lì, come ho potuto rivedere nei fotogrammi di un filmato delle telecamere fisse di Autostrade, mi sono spostato sulla corsia di destra. E di colpo mi sono visto addosso alla macchina di Alessandra Lighezzolo e Anna Tovo”. Le due donne viaggiavano a bordo di una 500, mentre l’attore guidava una station wagon: “L’ho speronata. E l’ho vista volare sulla strada di sotto, sulla tangenziale. Dietro una siepe. Rovesciata. Per fortuna il traffico di sotto si fermò quasi subito. Senza ulteriori tragedie. Eravamo lungo una piazzola d’emergenza. Mi sono fermato, ho dato l’allarme”.



Marco Paolini, famiglia vittima non lo perdona

Nei primi momenti successivi all’incidente che coinvolse Marco Paolini, fu detto che avesse in mano il cellulare, ma l’attore ha categoricamente smentito, al punto da spiegare di aver consegnato prontamente alla stradale il suo dispositivo. A renderlo “furibondo”, spiegò nell’intervista, era il fatto di rendersi conto di non essersi fatto nulla a differenza delle due persone in auto: “Era ingiusto. Spaventoso”, ha raccontato. Undici mesi dopo la tragedia, Paolini ammise di non essere ancora riuscito a perdonarsi.



E a non perdonarlo, almeno non dopo l’intervista, erano stati anche il vedovo della vittima ed i suoi figli. Sempre al Corriere era intervenuto anche Massimo Meggiolaro, marito di Alessandra morta nell’incidente: “Avrei preferito il silenzio. Se Paolini si sente in grado di andare avanti lo doveva fare senza farsi intervistare. Avrei preferito che prima chiarisse con noi, che parlasse a noi”. E sul presunto perdono aveva detto: “No, non ora, ci ha tolto tutto, ma non escludo che col tempo potrei riuscire a perdonarlo”. Più duri i figli: “Perdonarlo? Non se ne parla, non sappiamo nemmeno se avremo voglia di incontrarlo. Ci ha tolto mamma, la donna della nostra vita, non è più niente come prima ora. Bisogna viverla sulla propria pelle per capire”. “Niente è come prima” lo aveva detto anche Paolini nella sua intervista.